L’emergenza causata dal virus Covid 19 oltre a cambiamenti sociali ha comportato una vera e propria rivoluzione nel campo lavorativo. Vediamo, allora, tutti i modi giuridicamente ammessi per farlo correttamente e regolarmente dai propri spazi di vita privata
La pandemia da Corona-virus, che ha colpito duramente il nostro paese e anche la nostra regione, ci ha costretto a rivedere molti dei nostri comportamenti sociali e della nostra vita in generale. Soprattutto nel campo del lavoro, esso, ha comportato una vera e propria rivoluzione. Infatti, proprio per ridurre al minimo i contatti e i contagi, oltre alle precauzioni generali (mascherine, distanze, disinfettanti eccetera), la situazione drammatica ha fatto scoprire (o riscoprire) la modalità del lavoro a distanza, in particolare da casa. Ciò ci dà l’opportunità di analizzare tutti i modi giuridicamente ammessi per poter lavorare correttamente e regolarmente da remoto, cioè dai propri spazi di vita privata.
Partiamo dalla modalità più attuale e più usata, ossia il lavoro agile (o smart working) che è un rapporto di lavoro subordinato a distanza caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. Tale tipo di rapporto si basa sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come, ad esempio, pc portatili, tablet e smartphone). Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie, ed è, naturalmente, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali. Le aziende che sottoscrivono gli accordi individuali di smart working dovranno procedere all’invio telematico degli stessi, entro 5 giorni, attraverso la piattaforma informatica nazionale denominata cliclavoro nonché inviare via email al lavoratore interessato l’informativa sulla sicurezza.
Se lo smart working è svolto all’esterno dell’azienda solo per una parte del giorno, della settimana e/o del mese e si svolge in luoghi sempre diversi, prevede viaggi e trasferte ed un orario flessibile, il telelavoro, invece, è basato sull’idea che il dipendente abbia una postazione fissa, ma dislocata in un luogo diverso dalla sede aziendale. Normalmente essa coincide con la casa del lavoratore oppure con strutture esterne organizzate. Poi, di norma, il televavoro ha un orario ben definito. Quindi, il telelavoro consiste nel prestare l’attività lavorativa presso il proprio domicilio o in un luogo differente rispetto alla sede aziendale, ma comunque fisso e con il prevalente supporto di strumenti telematici e informatici (messi a disposizione dal datore di lavoro) per consentire le comunicazioni a distanza fra lavoratori, sede ed eventuali referenti esterni.
Torniamo alla tradizione. Molto diffuso un tempo, ma sempre possibile ed attuale è il lavoro a domicilio il quale prevede che il lavoratore/rice, sempre con vincolo di subordinazione (cioè alle dipendenze), esegua nel proprio domicilio, o in un locale a sua disposizione, una tipologia di lavoro retribuito, prevaletemente manuale, per conto di uno o più datori di lavoro (sempre nel rispetto del divieto di concorrenza). Il lavoratore/rice a domicilio può ricevere l’incarico di realizzare qualsiasi tipo di lavorazione, in particolare quelle che non richiedono un lungo e complesso processo produttivo e purché non comportino l’impiego di sostanze o materiali nocivi o pericolosi per la salute o per l’incolumità del lavoratore o dei suoi familiari. Il lavoratore/rice deve svolgere personalmente la propria prestazione, ma può avvalersi anche della collaborazione di membri della sua famiglia, conviventi e a carico. La retribuzione, in tal caso, può essere stabilita, almeno nella parte fondamentale, in base alle tariffe di cottimo (cioè a pezzo).
Ancora più tradizionale, se ci pensiamo, tra i lavori da casa (o meglio da studio o laboratorio) c’è, sicuramente, quello che viene definito lavoro autonomo cioè il lavoro del prestatore di un’opera o di un servizio che, con assoluta discrezionalità circa le modalità di svolgimento dell’attività, compie un incarico con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente. Si tratta, spesso e volentieri, di lavori professionali, tecnici o intellettuali che prevedono una particolare preparazione specialistica e il possesso di un regolare titolo per l’esercizio della professione stessa.
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