TURISMO DI MEDITAZIONE

dalla Bit progetti di spiritualità
By Piergiorgio Severini
Pubblicato il 3 Aprile 2015

C’è una domanda nuova di turismo che arriva da lontano ed è una vacanza legata alla cultura della meditazione, dell’ambiente e all’esperienza di organizzazione comunitaria propria dei monasteri. Domanda che, a livello di politica del turismo e del tempo libero, le Marche hanno intercettato per cogliere, sul piano organizzativo, anche questa opportunità rappresentando la vacanza spirituale un’ulteriore esperienza a cui si è in grado di far fronte con possibilità di successo essendo la regione  attrezzata per offrire luoghi idonei perché il viaggiatore possa ritrovare la pace interiore. “Come plurali sono le Marche – ha detto l’assessore regionale al turismo, Gian Mario Spacca – così i luoghi della meditazione punteggiano diffusamente tutto il territorio che si offre all’accoglienza per una vacanza intimista. Una nicchia su cui puntiamo molto, che ha le credenziali per diventare una forma di turismo capace di creare reddito, occupazione e indotto notevole”. Le Marche, quindi, non sono solo Loreto, anche se il santuario mariano, visitato annualmente da tre milioni e mezzo di pellegrini, rappresenta lo snodo fondamentale e il riferimento ineludibile per questo tipo di turismo.

Dallo stand della regione, allestito alla Borsa internazionale del turismo (Bit) di Milano, sono usciti dei progetti in materia di spiritualità affrontati nel dettaglio dai vari responsabili. Padre Ferdinando Campana, ministro provinciale dell’ordine francescano dei frati minori – si è intrattenuto sugli itinerari legati al poverello di Assisi. Ha ricordato che san Francesco, nato in Umbria, ha visitato le Marche sei volte: tre volte è partito dal porto di Ancona per recarsi in Terrasanta. Un incontro importante lo ebbe a San Severino con il cantore di re Enrico VI, Guglielmo da Lisciano, che poi musicherà il Cantico delle Creature. “La presenza di Francesco – ha sottolineato Campana – ha segnato profondamente il nostro territorio e la nostra comunità e, come diceva Carlo Bo, il francescanesimo è nato in Umbria ma si è diffuso nelle Marche. Qui ogni più piccola città ha una chiesa dedicata al santo e spesso conserva capolavori artistici. Dai luoghi francescani vi è, pertanto, la riscoperta di un patrimonio significativo e di una rete di eremi e monasteri che ancora oggi possono offrire un’esperienza di semplicità, di contatto con la natura e di aderenza allo spirito francescano che in questa terra si può trovare intatto”.

In tale direzione si inserisce il progetto sperimentale portato avanti dall’Istao di Ancona, l’istituto per la formazione post-laurea di manager intitolato ad Adriano Olivetti, che ha per titolo: “La rete della comunità dei monasteri”. Si pone come obiettivo di riportare i conventi alla missione creativa per cui sono nati e farli  rivivere come fonti di valori inesplorati  e rispondere alle esigenze di un turismo di meditazione. “La novità progettuale – ha spiegato Valeriano Balloni, vicepresidente Istao, che ha ideato ed elaborato il progetto – riguarda il modello organizzativo, basato su due smart-unit, una struttura informatica di servizio per mettere in connessione i 23 monasteri che per ora hanno aderito. Una piattaforma collegata anche al sito del turismo della regione”.

Altra iniziativa in corso  riguarda i “cammini lauretani”, 150 km di percorso che, partendo da Loreto, passa per Assisi per giungere a Roma. “È un cammino geografico, ma spiritualmente – ha detto Giuseppe Ucciero, ideatore del Distretto culturale evoluto (Dce) – si tratta di raccogliere in un disegno più ampio un reticolo capillare di percorsi connessi e di tappe come Tolentino, Camerino, Fabriano, Macerata, Jesi, Visso e Ascoli Piceno e altri per testimoniare la fede nella bellezza del territorio. Esiste – ha sottolineato – una forte domanda da parte dei giovani che si sono rimessi in cammino e che stanno riscoprendo questa formula anche attraverso i campi scuola”. Valore identitario di questa area sarà la “spiritualità lauretana” sotto il motto: “Fare rete per fare distretto”.

Un progetto-pilota, sotto l’egida della Conferenza episcopale italiana (Cei), è, invece, quello del parco culturale ecclesiale denominato: Terre di Senigallia: fede, semplicità, bellezza, un sistema territoriale che promuove, recupera e valorizza, attraverso una strategia coordinata e integrata, il patrimonio liturgico, storico, artistico, architettonico, museale ecclesiale in modo ricettivo e per una corretta fruizione turistica.

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