E’ terminata in ottobre – dopo essere iniziata alla fine di agosto – la raccolta delle mele rosa dei Sibillini il cui prodotto può essere consumato fino alla fine della primavera successiva. Antica produzione coltivata da sempre nelle Marche – dalle aree pedecollinari fino alle valli appenniniche e ai versanti dei Monti Sibillini – il frutto può diventare – come è emerso da un convegno svoltosi a Montedinove – uno dei motori dello sviluppo economico dell’area montana presentando straordinarie qualità organolettiche e di composizione di sostanze benefiche per la salute. Un tempo molto ricercate per la loro polpa acidula e zuccherina e un profumo intenso e aromatico, le mele rosa, dopo avere subito un calo produttivo a seguito della loro poca appariscenza nei confronti di quelle presenti sul mercato moderno, sono ora tornate in coltura con trend in crescita grazie al lavoro della Comunità montana dei Sibillini che l’ha reintrodotta sul territorio. Ma perché tornino a imporsi nelle scelte dei consumatori occorre – come sottolineato dall’assessorato regionale all’agricoltura – ampliare la loro produzione prima e spingere poi fortemente sulla promozione. Importante, inoltre, ottenere un riconoscimento di una denominazione specifica (dop, igp o simili) che, oltre ad assicurare una marcia in più alla produzione, darebbe la possibilità di attingere a fondi europei per la promozione. Di questo tipo di mele sono stati individuati otto ecotipi appartenenti a tre gruppi, che si diversificano per colore di fondo, sovracolore e consistenza del frutto. L’area di maggiore produzione è quella delle province di Fermo e Ascoli Piceno interessando in modo particolare 11 comuni: Amandola, Comunanza, Force, Montedinove, Montefalcone Appennino, Montefortino, Montelparo, Montemonaco, Rotella, Santa Vittoria in Matenano e Smerillo.
TREND POSITIVO PER LE MELE ROSA DEI SIBILLINI
