Dopo lo sbarco di papa Ratzinger su twitter è in dirittura di arrivo un’applicazione per smartphone dedicata al pontefice. Si chiama The Pope, per iPhone e iPad ed è già in preparazione anche una versione per android
I Nigeriani occupano un posto speciale nel mio cuore; molti di loro sono stati vittime di violenze senza senso negli ultimi mesi (7 gennaio)”. “Vi chiedo di unirvi a me nella preghiera per la Siria, affinché il dialogo costruttivo prenda il posto dell’orribile violenza (7 gennaio)”. “Gli uomini sapienti seguirono la stella e arrivarono a Gesù, la grande luce che illumina tutta l’umanità (6 gennaio)”. “Quando ci affidiamo totalmente al Signore, tutto cambia. Noi siamo figli di un Padre che ci ama e non ci abbandona mai (2 gennaio)”.
I twitter del papa sono sbarcati su internet il 12 dicembre dello scorso anno, una data che si può collegare al 12 febbraio 1931, quando Pio XI pronunciò il suo primo messaggio radiofonico dalla Radio Vaticana. Seguitissimi, come era possibile immaginare. A oggi l’indirizzo di twitter del papa, @Pontifex (per l’inglese), seguito da un suffisso per i vari paesi e lingue, @Pontifex_it per l’Italia, @Pontifex_es per la lingua spagnola e così via in portoghese, tedesco, polacco, francese e anche arabo, conta quasi un milione e mezzo di follower sparsi per tutto il mondo. Il che significa che sono davvero tanti quelli che si sintonizzano ogni tanto sulle antenne di Benedetto XVI. Centoquaranta lettere per duemila anni di storia. Qualcuno dirà che è una follia, quella di barattare la sapienza millenaria della chiesa cattolica per un attimo di comunicazione planetaria che assume i nuovi linguaggi di oggi. Qualcun altro penserà il contrario. A noi sembra che sia una buona cosa quella di annunciare al mondo l’annuncio della buona notizia con i mezzi odierni della tecnologia. Salvando, ovviamente, il cuore del messaggio evangelico, che è sì irrompente ma sa essere anche lento e duraturo nei secoli.
Anche twitter va utilizzato bene. La speranza è che il papa in persona controlli ogni twitter a suo nome prima che il mondo globalizzato lo legga e lo commenti. In fondo, la presenza del papa su twitter è un’espressione concreta della sua convinzione che la chiesa deve essere presente nel mondo digitale. Incontrare tutti, dialogare con il mondo: è questo il senso di una comunicazione profonda, anche se limitata alle 140 lettere e all’attimo del momento, con l’uomo contemporaneo. Il papa, che qualcuno pensa tradizionalista e conservatore, in realtà ha stupito tutti. La sapienza millenaria della chiesa cattolica a portata di clic.
Ma la rivoluzione digitale del Vaticano non si limita solo allo sbarco su twitter. È in dirittura di arrivo un’applicazione per smartphone dedicata al papa. Si chiama The Pope, per iPhone e iPad ed è già in preparazione anche una versione per Android. La app permetterà di seguire in diretta i discorsi e le omelie del papa, di vedere in tempo reale cosa accade oltretevere e a Castel Gandolfo grazie a una serie di webcam, di venire notificati delle attività del papa e integrerà al suo interno i vari organi di informazione vaticana come la Radio Vaticana (che ha già le sue app per iPhone e Android) e il portale news.va. Il presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, monsignor Claudio Celli, ha anche annunciato che è in preparazione una serie di sei e-book per l’Anno delle fede: “Abbiamo già chiesto alla Conferenze episcopali di mandarci documenti scritti, video e audio sulle celebrazioni di quest’anno – ha spiegato – un volume sarà dedicato ai testi del papa, mentre gli altri raccoglieranno le attività delle chiese dei cinque continenti”.
Nel messaggio per la Gmg 2013 a Rio de Janeiro, Benedetto XVI rivolgendosi ai giovani, ha affidato loro la missione nel mondo di internet: “A voi, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo “continente digitale”.
Ma già da tempo, tutto il mondo cattolico segue di pari passo l’evoluzione del mondo digitale. Dai siti dei principali movimenti e associazioni ecclesiali alla curia vaticana, fino alla stessa Conferenza episcopale italiana. Oggi chiunque può ritrovare dentro lo schermo di un pc tutto ciò che gli serve per sintonizzarsi su news e annuncio del vangelo. Dai semplici siti internet, che ormai paiono reperti preistorici, si è passati rapidamente ai social network, a facebook, twitter, e non c’è parrocchia, diocesi o gruppo ecclesiale che non discuta e scambi opinioni con la rapidità della rete. Un grande esperto dei mondi digitali è, ad esempio, il padre Antonio Spadaro direttore de La Civiltà Cattolica, la rivista storica dei gesuiti, tanto per citarne qualcuno.
Una vera rivoluzione. Capace di coinvolgere cardinali, vescovi, laici impegnati, presbiteri, professori universitari, studenti di teologia, semplici fedeli. Ma anche un’occasione di democrazia, seppur in formato digitale, che va capita e “controllata”. Il rischio possibile è che la rete amplifichi idee non cristiane, spacciandosi per esse. È il caso di un sito internet (di cui non facciamo nome per evitare pubblicità gratuita) che si richiama ai valori cristiani, venuto di recente agli onori delle cronache mondane per essere stato considerato punto di riferimento da quel prete della diocesi di La Spezia che aveva scritto frasi riprovevoli contro le donne. Lo stesso sito che non perde mai occasione di polemizzare in malo modo con questo giornale e anche con chi scrive queste note.
Il rischio è reale: chiunque può prendersi la primogenitura dell’annuncio del vangelo, costruendolo a sua misura e piacere. Su questo auspichiamo che le autorità vaticane e la sapienza della chiesa vigilino con costanza e cura.
Affinché il vangelo rimanga quello di sempre. Oltre twitter.