TORNEREMO PIÙ BELLI E PIÙ BRAVI

In una fase come questa, in piena emergenza sanitaria è molto complicato dare consigli o meglio ancora fornire istruzioni per l’uso in merito a comportamenti che si dovrebbero tenere e attuare. Alcuni li abbiamo già accennati nell’articolo del mese scorso e l’unico consiglio che certamente potremmo, anzi dovremmo ripetere è quello essenziale di fidarsi esclusivamente delle norme e dei deliberati provenienti dalle istituzioni competenti, senza dare retta ad altre informazioni che il più delle volte se forniti da canali non istituzionali peccano di mancanza di veridicità e comportano, quando va bene, tremenda confusione nella cittadinanza.

Vorrei in questo numero, trasgredendo i compiti a me assegnati dalla nostra bella rivista, fare alcune considerazioni che spero possano essere utili alla cittadinanza e alla nostra convivenza.

Innanzitutto ragionare e rivedere a fondo il ruolo e la funzione della sanità pubblica. Non è sufficiente il plauso e il ringraziamento di quanti oggi stanno operando dando il meglio di se per contrastare l’epidemia e salvaguardare la salute dei nostri concittadini. Il vero ringraziamento da attuare è quello del rilancio, degli investimenti infrastrutturali del settore e di una sempre migliore qualità del servizio. Ma non solo, è ancora giusto che nel nostro paese vi siano sulla sanità differenziazioni così smaccate tra le varie regioni? Non è forse il caso di riflettere su una riunificazione dell’intero e delicatissimo servizio in campo nazionale? Possiamo ancora permetterci, anche da un punto di vista etico, tutto ciò? Possiamo ancora permettere che il nostro paese spenda per la ricerca scientifica risorse insignificanti? E se tutto ciò attiene alla politica e alla economia vi è un altro fronte, tutto etico, che va affrontato con grande rigore morale, come peraltro sempre ribadito dal santo padre: il principio della convivenza sociale e della solidarietà. Abbiamo avuto su questo terreno, al di là di qualche sciocchezza ancora vagante e che spero sia debellata definitivamente, esempi luminosi: dai grandi sacrifici, a partire da una comunità che ha scoperto al suo interno una classe di lavoratori della sanità grandiosa per capacità ed abnegazione, oltre a quelli che si sacrificano per accudirci coi servizi pubblici, dai trasporti alle forze dell’ordine, non facendoci mancare i prodotti che ci servono quali quelli alimentari e di sanificazione, sino alla semplice ma toccante simpatia della comunanza prodotta dai nostri vicini di casa e di caseggiato con i canti, i suoni, gli applausi e gli incoraggiamenti reciproci alle finestre e ai balconi.

E inoltre tutti gli insegnamenti relativi alla nostra convivenza familiare, che sono discesi dalle norme comportamentali obbligatoriamente imposte dall’emergenza. Comportamenti e insegnamenti che vorremmo rimanessimo dentro di noi e fossero utilizzati al meglio quando tutto sarà rientrato nel campo della normalità.

Innanzitutto il tempo, la sua riappropriazione, la sua gestione a fronte di quei condizionamenti esterni della normalità quali quelli del lavoro e delle varie attività sociali, culturali, ricreative a cui eravamo abituati. Abbiamo dovuto scomporre e ricomporre, programmare e ri-programmare rapporti interpersonali con la famiglia, col coniuge e soprattutto con i figli. Abbiamo necessariamente dovuto mettere in campo una nuova capacità di tolleranza e mediazione in queste delicatissime relazioni e abbiamo anche effettuato la scoperta di nuovi e più profondi sentimenti e nuovi e particolari interessi, la lettura di un libro, l’ascolto di una musica o la semplice realizzazione di una nuova ricetta alimentare.

Abbiamo insomma scoperto quanto sia importante fare cose, anche semplici, non cadere in apatie o inedie varie, pericolose quanto per noi e per chi ci circonda. Tutti noi, ne sono convinto, abbiamo assunto la consapevolezza che presto e bene si ritornerà alla normalità. Ritorne-remo proprio perché ora siamo inevitabilmente diversi e migliori, come diceva il grandissimo Petrolini “più belli e più bravi che pria”.