In queste settimane si fa un gran parlare dei tassi di interesse negativi sui conti correnti. In effetti ci troviamo di fronte a una situazione nuova, ma non così tanto, se si pensa che alcuni paesi europei come Danimarca, Svizzera e Portogallo li attuano già in alcuni ambiti. Proviamo allora a spiegare cosa sono i tassi negativi, che senso hanno, cosa significa avere tassi negativi sul conto corrente, sul deposito, sui mutui, sui titoli di Stato e quali sono i vantaggi all’interno dello scenario economico. Partiamo da una premessa: per risalire alla causa principale del perché si arriva a questa conseguenza. Le banche, finché i tassi di deposito sono stati remunerativi, hanno preferito tenere i capitali al sicuro facendoli confluire alla BCE, per cui si aveva rischi zero e guadagno certo. Una vera pacchia per gli istituti bancari. Oggi, invece, la situazione è cambiata e l’idea di dover pagare per tenere i soldi al sicuro spinge le banche a tornare a fare le banche, cioè erogare più credito. L’applicazione di tassi negativi sui depositi è una sorta di monito con il quale la BCE spinge gli istituti finanziari a utilizzare il denaro per sostenere imprese e famiglie, anziché depositarlo con la certezza di ricavarci un guadagno fine a sé stesso.
Ciò premesso, entriamo nel merito della questione.
Tasso di interesse
Il tasso di interesse è un guadagno per il risparmiatore che deposita del denaro. Finora abbiamo sempre assistito ai tassi di interesse positivi: ad esempio se si depositava 100 euro al tasso dell’1% a fine anno si aveva diritto a 100,73 euro al netto della ritenuta del 27%. Questo cosa significa? Il tasso di interesse positivo rappresenta il prezzo che la banca è disposta a pagare all’investitore per remunerare il denaro depositato. Invece se il tasso diventa negativo, significa che tenere i soldi in banca comporta un costo, in base al tasso negativo che pratica la banca. Questa manovra in economia, quando la riduzione dei tassi si riducono fino a diventare negativi, rappresenta una politica monetaria espansiva. Ovvero una politica atta a migliorare l’economia reale di un Paese.
In definitiva l’applicazione di tassi negativi, in teoria, non è negativa, è una leva straordinaria di politica monetaria finalizzata a stimolare l’economia. Infatti le banche centrali l’adottano quando uno o più paesi si trovano in stagnazione, quando hanno davanti una congiuntura economica depressa, in cui il Pil (prodotto interno lordo) e il reddito pro-capite non accennano a crescere. Non bisogna però dimenticare che questo tipo di politica monetaria influenza e determina un altro importante indicatore economico, di cui abbiamo fatto esperienza in passato: l’inflazione.
Vediamo come.
I risparmiatori e le imprese che hanno denaro, hanno due scelte:
1 Risparmiare, quindi depositare il denaro in banca;
1 Investire, dunque aiutare l’economia del Paese.
Se tutti depositano il proprio denaro in banca, o peggio ancora non spendono i loro risparmi, significa che il denaro rimane “parcheggiato” in banca, non circola e non si genera nessun beneficio per l’economia reale. Al contrario, gli investimenti generano lavoro, produzione e quindi occupazione.
La funzione del tasso di interesse è proteggere chi presta denaro dal rischio di non rivederlo indietro e incentivare chi ne ha in eccesso a depositarlo in banca, in modo che quest’ultima possa reinvestirlo in attività produttive iniettando liquidità nel sistema.
In realtà, il meccanismo ha funzionato in questo modo fino a 5 anni fa, quando il presidente della Banca Centrale Europea era proprio l’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi. Il quale ha deciso che Francoforte avrebbe applicato tassi negativi sui depositi. La decisione della BCE ha comportato che le banche commerciali non ricevessero più una remunerazione per depositare i propri capitali ma al contrario pagassero. In conclusione, tutto ciò posto, desidero rassicurare i clienti consumatori nel dire che al momento, allo studio non vi è questa manovra massiva sui conti correnti, poiché con l’emergenza sanitaria e con la pandemia ancora in atto, l’economia è ferma. Però non è sfuggito a tanti il fatto che comunque le stiano attuando indirettamente i tassi negativi per i clienti, attraverso le spese di gestione della liquidità rapportate alla giacenza presente sui conti. Commissioni che scattano per giacenze medie superiori anche a 100 mila euro, specie con le persone giuridiche.
Come evitare, allora, i tassi negativi? Impiegare le somme in strumenti finanziari prudenti, ad esempio quelli dei fondi comuni obbligazionari e profittare dei tassi ridotti al lumicino per fare ristrutturazioni.