STORIA E MACCHERONI

I makkarù ’nghe li cèpp
By Gloria Danesi
Pubblicato il 2 Aprile 2013

I makkarù ’nghe li cèpp sono dei grossi bucatini fatti a mano arrotolando la pasta ad un bastoncino di legno, da qui la denominazione in dialetto. Si narra che l’idea venne a un cuoco militare durante l’assedio alla fortezza di Civitella del Tronto

Le rue del gusto tipico d’Abruzzo ci portano stavolta verso il cocuzzolo fortificato di Civitella del Tronto, luogo dove la fedeltà a tutto tondo è un valore antico. Siamo saliti in alto per rendere l’adeguato omaggio a un piatto di “vetta” fedele alla tradizione culinaria del popolo forte e gentile: i maccheroni con le ceppe. Sono grossi bucatini fatti a mano arrotolando la pasta a un bastoncino di legno, da qui la denominazione in dialetto i makkarù ’nghe li cèpp. Si narra che l’idea venne ad un cuoco militare durante l’assedio alla fortezza di Civitella. È una delle paste abruzzesi più squisite ma che rischia l’oblio per la preparazione che prevede una complessa manualità frutto di esperienza: l’abilità, infatti, sta nel togliere il ferro mantenendo il maccherone dritto e integro. La sottile bacchetta di legno (la ceppa), ben levigata, è stata negli anni sostituita via via da un ferro di calza, da una stecca d’ombrello per arrivare all’impiego di un filo d’acciaio inox. La sua preparazione, che inizialmente prevedeva l’uso di farina e acqua e poi, nel tempo, si sono aggiunte le uova, si ottiene con un impasto omogeneo e tenero che viene unto con olio e lasciato riposare per 30 minuti. Quindi si divide la pasta in piccoli pezzi che vengono allungati attraverso un rullaggio verticale e orizzontale con le mani fino alla dimensione di 15 cm circa. A questo punto, con cura, si avvolge ogni maccherone alla ceppa con l’intento di ottenerne uno con il buco. Il condimento tradizionale è un sugo con i funghi cotti in padella con aglio e olio. Altri ottimi condimenti sono quelli realizzati con ragù di carne oppure zucchine trifolate con cipolla e pinoli o melanzane.

Questo delizioso piatto si può degustare in tutti i ristoranti di Civitella del Tronto, così come nei comuni limitrofi e nella zona montana e pedemontana dei monti della Laga, sempre in provincia di Teramo, mentre è difficile l’acquisto della pasta fresca nei negozi perché, oramai, la realizzano soltanto alcune donne civitellesi. Donne speciali queste: nel 1559 il re di Spagna, Filippo II, attribuisce a Civitella l’appellativo di Fedelissima esentando dal pagamento delle tasse per quarant’anni le famiglie con mogli civitellanesi. Un po’ di anni dopo, nel 1861, dimostrò di ben meritare la denominazione quando oppose una ostinata resistenza alle truppe piemontesi: infatti è l’ultima roccaforte ad ammainare la bandiera con il giglio dei Borboni dopo la caduta di Messina e Gaeta. Civitella del Tronto si caratterizza per le strette rue e spesse mura ed è un borgo tra i più belli d’Italia posto su un possente masso granitico sulla strada che congiunge Ascoli Piceno a Teramo. Dal cocuzzolo guerriero di una fortificazione tra le più grandi d’Europa, si godono panorami belli e infiniti. È meta ogni anno di migliaia di visitatori che sciamano nelle stradine tra le quali sembra vi sia quella più stretta d’Italia. Qui si possono apprezzare i manufatti dell’artigianato locale: ferro battuto, legno tornito e ceramica e i sapori tipici: salumi, formaggi, patate, legumi, olio e biscotti, ma anche funghi, tartufi e cinghiale.

Ai maccheroni si affiancano due secondi davvero particolari. Il filetto alla borbonica, composto da una fetta di pane su cui viene posta una spessa fetta di carne a sua volta ricoperta con mozzarella e acciughe e il tocco finale affidato ad una spruzzata di vino marsala e lo spezzatino (o pollo) alla France-schiello, gustosissimo piatto con salsa, piccante, sottaceti e vino bianco.

Per quanto concerne l’arte meritano una visita: la Collegiata di san Lorenzo, della fine del XVI secolo, a croce latina con la facciata a doppia coppia di lesene trabeate, al cui interno custodisce notevoli dipinti del XVII secolo; la chiesa di san Francesco con un pregevole rosone e una bella torre campanaria; la piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli ove di rilievo sono gli affreschi e la scultura lignea del Cristo morto. Tra gli edifici civili da non perdere il Palazzo del Capitano del XIV secolo dalle originali cornici marcapiano finemente intagliate a soggetto naturalistico.

Fuori dalle mura si possono visitare il convento francescano di Santa Maria dei Lumi della prima metà del trecento, al cui interno si trova una bella Madonna in legno policromo e dorato risalente alla seconda metà del quattrocento e il complesso abbaziale di Montesanto tra i primi insediamenti benedettini in Abruzzo.

A Civitella del Tronto c’è il gusto della storia e la storia del gusto senza soluzione di continuità.

Comments are closed.