STELLE SULLE ROCCE

La musica e la Parola 9.
By rosanna virgili
Pubblicato il 1 Dicembre 2021

Note e melodie della Bibbia

Un suono fermo e sapido di zampogne che traccia l’aria bagnata di bianco, accompagna le immagini della memoria che noi – oriundi dei Paesi temperati dell’emisfero boreale – abbiamo sul tempo di Natale. Per questo, nei nostri presepi, non mancano mai gli zampognari e nemmeno un terriccio erboso infarinato di neve a far da piancito per pastori e massaie, greggi e cagnolini, pupazzetti di gente dei più diversi mestieri a rappresentare la comunità degli umani più semplici, quelli che oggi, qui da noi, quasi non esistono più. Ma su tutti gli altri campeggiano due “elementi”: la grotta dove nasce Gesù e il cielo stellato solcato dalla cometa. Le strade che oggi noi apriamo per mezzo di un navigatore, allora, al tempo del presepio, erano avvisate dal firmamento, per mezzo delle stelle. L’uomo antico vedeva riflesse, infatti, nello specchio del cielo le vicende terrene, anche quelle che – nell’immanenza – restavano oscure; per questo furono dei sapienti d’Oriente – i Magi – a leggere nel manto celeste quello che sarebbe accaduto a Betlemme, vale a dire la nascita di un re, il Messia dei Giudei! Quanto né il re usurpatore – Erode il Grande – né gli Scribi della sua corte erano riusciti a sapere, i sapienti di Babilonia avevano colto nelle tavole astrali. Chissà com’era la stella che essi videro proprio sopra la dimora dove nasceva il figlio di David: se una meteora, una supernova o, più semplicemente, una congiunzione di pianeti. Ma ci deve stupire che furono dei pagani, degli scienziati stranieri a vedere la stella nascente di Gesù mentre gli occhi del popolo di Dio erano chiusi alla sua venuta. Certo che la notizia che era scritta nella cometa provocò la tremenda reazione, da parte di Erode, che portò alla strage degli innocenti ma, nello stesso tempo, essa si rivelò provvidenziale per stimolare quella fuga in Egitto con cui Giuseppe salvò l’innocenza di Gesù.

Una rosa sulla roccia

Il luogo dove oggi sorge, a Betlemme, la grande Basilica della Natività sarebbe la grotta dove nacque Gesù. In realtà l’evangelo di Luca chiama quel rifugio di fortuna, fatne che, nel greco biblico, indica un ricovero per le greggi che i pastori usavano per farle mangiare e riposare. Spesso e volentieri si trattava di un tetto trovato, proprio, nelle più ampie fessure che la natura aveva scavato sulla roccia; dai ritrovamenti archeologici fatti nell’area implicata, dove, dentro una grotta si trova ancora un forno oltre che maniglie e mangiatoie adibite all’allevamento, si può ipotizzare che rocce di questo tipo fossero abitazioni umane e, allo stesso tempo, stalle per animali, come se ne possono osservare nell’antica Matera. E ancora oggi, vicino a Betlemme, si trova il Campo dei pastori dove sono state rinvenute delle grotte nelle quali, secondo la tradizione cristiana, si trovavano i pastori nella notte santa ad ascoltare la voce dell’Angelo. A pochi passi dalla roccia della natività si trova la cosiddetta Grotta del latte. Secondo un’antica leggenda fu sotto questa roccia che, durante la strage degli innocenti, andò a rifugiarsi Maria per proteggere la vita di suo figlio. Giuseppe, intanto, che era stato avvisato da un angelo nel sogno, la chiamava per scendere in Egitto. Fu così che, nella fretta, mentre stava allattando Gesù, alcune gocce di latte dal seno di Maria caddero sulla roccia la quale, da bianca qual era, divenne di un colore di rosa.

La roccia di Gesù

Una vasta eredità di tradizioni descrive la madre di Gesù familiare alle abitazioni nelle rocce; sembra che ancora in una grotta del villaggio rupestre di Nazareth ella ricevesse la visita dell’Angelo Gabriele che le annunciava il suo destino divino. Ma anche la vita terrena di Gesù fu un’esperienza “di roccia”.

Non solo antiche testimonianze vogliono che la sua famiglia vivesse in una grotta inglobata in ambienti sotterranei che uscivano alla luce attraverso una scala scavata nella roccia, ma anche il tradimento di Giuda viene ricordato in una grotta chiamata: la Grotta del Getsemani. Si narra che dopo le ore di solitudine e sudor di sangue di Gesù nell’Orto degli Ulivi, sul confine tra la notte e l’aurora, quando Egli andò a svegliare gli apostoli, ivi incontrasse Giuda che lo ingannò col suo bacio fatale.

Ma anche le ultime battute del rapporto di Gesù con Pietro sono ricordate dentro un ambiente roccioso, basta visitare la cripta della chiesa di San Pietro in Gallicantu a Gerusalemme . che sorge nei pressi della casa di Caifa – dove si fa memoria della prigione in cui fu condotto Gesù dopo il suo arresto. Proprio qui sarebbe avvenuto il triplice rinnegamento del primo degli apostoli. E persino dopo la fine della sua vita terrena la memoria della morte di Gesù trovò riparo in una roccia: è il luogo che vede sorgere la basilica del Santo Sepolcro dove, per una scala che scende nei sotterranei, si accede a una grotta dove sarebbe stata ritrovata la Croce di Gesù. Da qui la madre di Costantino, Elena, ne portò reliquie a Roma, dove ancora rimangono nella preziosa chiesa di Santa Croce in Gerusalemme.

Una stella sulla roccia

Ancor più importante delle rocce che avrebbero ospitato le esperienze terrene di Gesù è la forza della metafora e il valore simbolico che la roccia assume nella Bibbia e, quindi, nei Vangeli. Nel deserto dell’Esodo, la roccia venne ad essere fonte d’acqua di vita, quando Mosè la toccò col suo bastone (cf Es 17,6) e Gesù la fece metafora della stabilità di una casa che l’uomo costruisce su di essa: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo che ha scavato molto in profondità e ha posto le sue fondamenta sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e investirono quella casa ma essa non cadde perché era costruita sulla roccia (Lc 6,48). Non così chi ha costruito la sua casa sulla sabbia. Ma per l’abitazione del cuore, per i radicamenti dell’anima, per la solidità della vita umana, la roccia è l’ascolto della Parola del Signore. È Lui, infatti, quella “pietra angolare” su cui gli umani potranno trovare un vero fondamento. Anche se il suo destino terreno fu quello di essere tradito e rinnegato, proprio “dentro” una roccia, egli resta per sempre come quella pietra di cui canta il vangelo di Matteo: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi” (21,42). E che Paolo esalta osservando come, dalla stessa, di nuovo scaturisca acqua di vita: “Tutti bevvero la stessa bevanda: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo” (1Cor 10,4). Quella stella che venne a posarsi, dunque, sulla grotta, fu un bagno di cielo disceso a irrigare la terra.

Comments are closed.