STATO DI CRISI PER IL PICENO E PER IL MOBILE PESARESE

By Piergiorgio Severini
Pubblicato il 1 Marzo 2016

La chiusura di una serie di fabbriche operanti nell’area del Piceno, di cui le ultime due sono state la Prysmian (130 dipendenti) e la Castagneti (113), oltre alla presenza di 30 mila iscritti ai centri per l’impiego di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto, ha spinto la Regione, su sollecitazione di enti locali e del mondo del lavoro, a presentare, al ministero dello Sviluppo economico, formale istanza per ottenere il riconoscimento dello stato di “crisi industriale complessa con impatto significativo sulla politica industriale nazionale”. Un apposito comitato ha raccolto elementi utili per descrivere non solo fattori che stanno alla base della crisi con relativi riflessi occupazionali, ma anche per proporre un progetto di riconversione e di riqualificazione industriale che sarà alla base della predisposizione degli interventi tramite investimenti da realizzare nel triennio 2016/2018 ammontanti a 125 milioni di euro a fronte di un incremento occupazionale di oltre 300 unità. Riguarderanno in particolare la formazione e il rinnovamento del modello d’impresa. A beneficiarne saranno sia il grande che il piccolo stabilimento. La Regione attingerà, inoltre, finanziamenti dalla Comunità europea. Per la provincia di Pesaro e Urbino è stata definita, altresì, l’area di crisi del mobile che coinvolge 30 comuni e che arriva dopo il riconoscimento dell’area del Fabrianese che ingloba altri tre comuni del pesarese. Negli ultimi anni il comparto del mobile è stato segnato negativamente dalla caduta della domanda interna causando il ridimensionamento delle imprese attive (-300) e un calo occupazionale di 3.800 posti secondo la Cgil. Pure in questo caso l’obiettivo è quello di rilanciare gli investimenti aziendali e di promuovere la diversificazione del sistema produttivo.

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