Case popolari date in affitto a 7 euro al mese, assenteismo, manager strapagati, truffe… nonostante da anni si predichi il taglio della spesa un esercito di dipendenti pubblici continua nella sopraffina arte dello sbafo, un’abitudine che a fine anno dovrebbe raggiungere i 7 miliardi di euro finiti indebitamente in tasche private. E parliamo solo delle irregolarità accertate è tempo di predisporre la legge di Stabilità per il prossimo anno. Il governo cerca di tagliare le spese, ridurre gli sprechi, trovare denaro, insomma, tutte quelle iniziative che dovrebbero consentire la stesura di un bilancio in grado di far procedere nel migliore dei modi lo stato. È un po’ come il buon padre di famiglia che fa i conti con le risorse che ha a disposizione e programma la spesa facendo in modo da non provocare debiti. Un’attività che nel caso dello stato si scontra con la voracità dei partiti e delle sottocorrenti, delle alleanze e dei desiderata di coloro che ingrassano la macchina del potere. Ma quando si tratta di tagliare, ognuno rivolge sempre la forbice lontano dal proprio tessuto. Così, alla fine, il debito aumenta e spesso si fa ricorso a nuove gabelle per supportare il fiume di denaro che scorre verso lidi a noi interdetti. Spese da eliminare o contenere ce ne sarebbero tante e in tutti i settori; un buon risparmio può derivare anche dal controllo delle attività della pubblica amministrazione dove si spende e si spande tenendo conto del principio che chi paga è sempre Pantalone.
Nonostante da anni si predichi la cosiddetta “spending review” (ossia il taglio della spesa pubblica) un esercito di dipendenti pubblici (4.835 quelli scoperti negli ultimi mesi) continua nella sopraffina arte dello sbafo, un’abitudine che a fine anno dovrebbe raggiungere i 7 miliardi di euro finiti indebitamente in tasche private. Il calcolo deriva dalla proiezione di un rapporto della Guardia di Finanza che ha quantificato in 3,5 miliardi il danno causato allo stato nel primo semestre del 2015. Perciò, se tanto mi dà tanto, ecco che alla fine dell’anno la cifra rischia di raddoppiarsi. E parliamo solo delle irregolarità accertate, sulle quali interverrà la Corte dei Conti per chiederne la restituzione a funzionari e impiegati infedeli, politici corrotti i quali dovranno rispondere di reati come corruzione, concussione, truffa, appropriazione indebita e abuso d’ufficio.
Per danno erariale si intendono anche le case popolari date in affitto a 7 euro al mese (!) per accontentare elettori capaci di portare un bel gruzzolo di voti, com’è accaduto a Roma; oppure, per un altro aspetto, a Bolzano, visto che in queste cose tutto lo Stivale si comporta allo stesso modo: laddove si parla tedesco in territorio italiano, il comune ha perso 350 mila euro per aver “dimenticato” di riscuotere la tassa sull’occupazione di suolo pubblico. Significa che molti esercizi commerciali hanno potuto beneficiare di spazi in sovrappiù, togliere centinaia di metri quadrati alla popolazione e registrare a sbafo maggiori guadagni. Intanto, in questo modo l’ente pubblico non incassa il dovuto, ci rimette un sacco di soldi, ma continua a pagare fior di stipendi a dirigenti, funzionari e consigli di amministrazione.
Anche l’assenteismo è un danno erariale: impiegati che timbrano il cartellino di ingresso, poi se ne vanno a zonzo per una giornata intera curando i propri interessi, e a fine turno riappaiono per timbrare l’uscita. Casi che non avvengono solo nei grandi enti come l’Asl di Salerno dove la Guardia di Finanza ne ha scoperti oltre un centinaio, tra i quali una donna che “lavorava” 11 ore al giorno! Cose simili si registrano anche nei piccoli centri, dove è molto meno difficile imboscarsi, come gli uffici sanitari di Pratola Peligna (L’Aquila): pochi impiegati, ma in quattro passavano il tempo altrove, pur incassando puntualmente lo stipendio. Il lavoro di questi elementi non viene svolto da altri, spesso si assumono a tempo determinato altre persone per smaltirne una parte, i servizi non ci sono, gli sprechi sì, tutto va alla malora e… Pantalone (cioè, noi) paga! E come paga! Altro caso di scuola – come si dice in questi casi – è quello delle Ferrovie Sudest di Bari: la Finanza ha scoperto che i strapagati manager (messi lì per le loro “alte competenze”) avevano acquistato 25 carrozze passeggeri per complessivi 912 mila euro (36.480 euro l’una); poi le hanno rivendute a una società polacca per 7 milioni di euro (280 mila l’una), con un guadagno di 243.520 euro per ciascuna carrozza. Sarebbe stato un esempio di altissima bravura se non le avessero poi ricomprate in blocco per 22 milioni: alla fine della giostra, l’ente ha speso, al netto, 15,9 milioni, pagando ciascuna carrozza ben 636 mila euro (dai 36.480 iniziali). E che dire della Sicilia dove, tra il 2006 e il 2011, sono stati utilizzati (da chi?) ben 47 milioni di euro per corsi di formazione finanziati con soldi pubblici e mai svolti. Dove pensate che siano finiti quei soldi?
Il caso più “simpatico”, se vogliamo, riguarda un dipendente di un ente di Catanzaro che è riuscito a percepire per ben sette anni stipendio e pensione. L’impiegato era andato in pensione e aveva cominciato a percepire l’assegno dell’Inps; poi aveva chiesto all’ente di essere riassunto, cosa puntualmente avvenuta, ma nessuno aveva comunicato all’Inps il provvedimento. In questo modo, l’impiegato ha incassato illecitamente 700 mila euro. Per fortuna qualcuno se n’è accorto, altrimenti sarebbe stato capace di farsi dare anche una seconda pensione.