SPECIALITÀ A RISCHIO

By Gloria Danesi
Pubblicato il 31 Marzo 2017

LE CALAMITÀ NATURALI HANNO MESSO IN GINOCCHIO GLI ARTIGIANI DELLA QUALITÀ AGROALIMENTARE, SECONDO UNA STIMA EFFETTUATA DA COLDIRETTI AMMONTANO A CIRCA 52 MILIONI DI EURO I DANNI SUBITI DALLE AZIENDE AGRICOLE E DALLE STALLE A SEGUITO DEGLI ULTIMI EVENTI

Le calamità naturali che hanno colpito l’Abruzzo, quella terribile sinergia creatasi tra le abbondanti nevicate, le scosse violente di terremoto e l’interruzione di energia elettrica, hanno messo in ginocchio gli artigiani della qualità agroalimentare abruzzese e delle zone limitrofe. Numerose le antiche specialità tradizionali messe a rischio, un danno enorme per produttori locali e consumatori e per l’intero patrimonio culturale di una bella e gustosa terra, con riverberi importanti sull’economia legata al turismo.

Saperi tramutati in sapori che non debbono e non possono andare perduti come: il pecorino di Farindola, la mortadella di Campotosto, la ventricina teramana, il salame Aquila, il caciocavallo e la scamorza abruzzese. Secondo una stima effettuata da Coldiretti ammontano a circa 52 milioni di euro i danni subiti dalle aziende agricole e dalle stalle a seguito degli ultimi eventi calamitosi. Scosse sismiche, neve e gelo hanno fatto crollare i ricoveri degli animali, moltissimi quelli morti tra le macerie, lo stress da freddo e paura ha causato diffusi casi di aborto. Sono necessari interventi rapidi e cospicui affinché questo comparto trainante dell’economia regionale non tracolli. Gli allevatori di mucche, pecore e maiali hanno subito danni alle strutture e perdite per il mancato reddito, coinvolti anche le aziende dedite alla trasformazione e una miriade di agriturismi. Attivate immediatamente lodevoli iniziative a supporto del comparto come la campagna Dona un ballone di fieno per garantire l’alimentazione degli animali, Adotta una mucca o una pecora per l’ospitalità a bovini e ovini sfollati a causa dei crolli, “l’ospitalità” dei prodotti nei mercati di altre zone e regioni. Mobilitate tutte le associazioni di categoria e i consorzi agrari per la distribuzione di mangiatoie, fieno e mangimi, ma anche attrezzi per la mungitura, refrigeratori, generatori di corrente, roulotte, camper e moduli abitativi. Una nota catena di supermercati ha deciso di donare 100 pecore a un allevatore di Farindola (Pe) produttore del famoso e squisito pecorino di Farindola, specialità molto apprezzata dai suoi clienti e da tutti quelli che amano quel sapore intenso e leggermente piccante dovuto anche alle sue peculiarità, cioè l’utilizzo del caglio di maiale e la manifattura affidata esclusivamente alle donne. Meritano una breve illustrazione anche altri sapori inimitabili sopra citati. La mortadella di Campotosto è la deliziosa regina dei salumi abruzzesi: rossa, “cuoiosa”, soda con al centro un candito lardello croccante e dolce. La ventricina teramana è un salume “marmellata” da spalmare, con grasso tra il 50 e il 60%, l’impasto macinato finemente è insaporito con sale, aglio, pepe bianco e nero macinati, peperoncino piccante e dolce, pasta di peperoni, semi di finocchio, rosmarino e buccia d’arancia. Il salame Aquila, dalla forma piatta e allungata, è un insaccato crudo di medio calibro a grana media, pressato durante la stagionatura  e realizzato utilizzando carne di suino pesante. Il caciocavallo abruzzese è una bontà a forma di pera, dalla pasta compatta e morbida, senza occhiature, ottenuto con latte di vacca lavorato a crudo. La scamorza abruzzese è un formaggio di vacca a pasta filata, buono da consumarsi sia fresco che appassito.

Ai buongustai, a coloro che hanno a cuore che venga mantenuta viva l’identità di un territorio (anche se non è il proprio) e agli abruzzesi che desiderano non perdere la ricchezza avuta in dote, accumulata dal lavoro e dall’amore di intere generazioni, l’obbligo di contribuire a evitarne la dispersione. Agli amministratori locali e nazionali il dovere di legiferare e reperire fondi, mentre ai consumatori affidiamo il compito di richiedere e di acquistare, entrambe sono azioni per salvare queste eccellenze.

Un “bene comune” che viene dal passato in grado di offrire un futuro colmo di soddisfazioni, non solo economiche, a giovani e a meno giovani onde evitare così l’ulteriore spopolamento delle aree rurali e montane.

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