Lo sappiamo tutti, ma dobbiamo purtroppo ribadirlo, il Paese non sta attraversando un bel periodo economico-sociale. L’esplosione dei prezzi, delle bollette energetiche e delle tariffe in generale sta depauperando fortemente il potere di acquisto delle famiglie contemporaneamente a una diminuzione dei salari e del valore delle stesse pensioni non adeguate al tasso di inflazione dell’8,1%.
La problematica “casa”, poi, sta diventando un problema molto inquietante. Infatti oltre la perdita del potere di acquisto delle famiglie italiane, come già più volte affermato, si aggiungono le ricadute molto negative dovute agli aumenti continui del costo del denaro stabilito dalla BCE in questo biennio, a causa dei processi inflattivi. Tali decisioni hanno portato il tasso di sconto al 3,5% causando tre effetti assai rilevanti sul settore della casa.
Il primo riguarda un aumento clamoroso dei mutui bancari, con incrementi medi della rata mensile di 250 euro, pari a circa 3000 euro l’anno.
Il secondo si riferisce all’aumento dell’11% degli affitti delle abitazioni. Per i canoni medi di 900 euro l’aumento sarebbe di circa 117 euro in più al mese.
L’ultimo è legato all’aumento dei costi di acquisto della casa, 6,1% in più per quelle nuove, 3,4% per quelle esistenti.
Tutto ciò sta producendo non solo un abbattimento degli atti di compravendita, ma anche una relativa impossibilità ad affittare le abitazioni. Pensiamo agli studenti fuori sede che si troveranno in grave difficoltà per trovare una semplice stanza. O alle giovani coppie che vorrebbero iniziare una vita comune e mettere su famiglia.
Inoltre, cosa gravissima, c’è da considerare l’aumento clamoroso degli sfratti. Questi ultimi hanno fatto registrare, solo nel 2022, delibere per oltre 150.000 nuclei familiari. Si tratta anche qui di cominciare a valutare decisioni importanti in tema di edilizia residenziale e popolare, in modo da dare una risposta alle esigenze dell’attuale domanda di mercato. E contemporaneamente, mettere in campo aiuti importanti per un calmieramento degli affitti, soprattutto quelli di “morosità incolpevole”, come peraltro già finanziato dai precedenti governi. E anche il blocco totale degli sfratti.
Senza questi provvedimenti, dunque, parlare di famiglia non avrebbe senso. Occorrono, infatti, risposte concrete, e non annunci o prese di posizione ideologiche. Tenendo presente che il nostro Paese, tra l’altro, ha un problema di denatalità. Negli egli ultimi 10 anni, in Italia, il numero di nuovi nati è diminuito del 25%. Il record negativo del più basso numero di nascite raggiunto nel 2020 è stato nuovamente superato nel 2021, con 400.249 nati. Significa un calo dell’1,1% rispetto al 2020 e del 31% rispetto al 2008, anno del massimo relativo più recente delle nascite. Addirittura nei soli primi 10 mesi del 2022, sono state registrate 9 mila nascite in meno (in tutto il 2021 le minori nascite sono state pari a 5 mila).