SOLO LUI PUÒ FARE QUALCOSA

Mi chiamo Carlamaria e abito a Civitaquana, in provincia di Pescara. Sono sposata da 53 anni e ho tre figlie. Sono stata sempre una grande lavoratrice e una donna forte che ha sempre goduto di ottima salute. Nella mia vita ho dovuto affrontare sempre molti sacrifici: rimasta orfana di padre, io, mia mamma Maddalena, mia sorella e i miei tre fratelli ci siamo dati da fare e abbiamo avviato un’azienda agricola. Mi sono sposata e dopo un anno è nata la mia prima figlia e, a distanza di sei anni, sono nate due gemelle. Ho sempre lavorato tanto insieme a mio marito, nel frattempo ci siamo costruiti una bella casa e adesso le mie figlie sono sposate e vivono in paesi diversi.

Ora voglio raccontare ciò che mi è accaduto nell’estate del 2011. Mentre ero a pranzo a casa di mia figlia Gabriella, improvvisamente mi sentii male e venni subito ricoverata in ospedale. La diagnosi fu ischemia cerebrale che non prometteva nessuna speranza di miglioramento. Ero sempre a letto, non riuscivo ad alzarmi, non riconoscevo nessuno e non ero in grado di fare nulla. Dopo circa una settimana di degenza stavo leggermente meglio. Un giorno mia figlia mi portò l’immagine di san Gabriele sapendo che io ero una sua devota e mi disse: “Mamma, vedrai che lui ti aiuta”. “Solo lui può fare qualcosa”, risposi. Tutto questo me lo ha poi ricordato mia figlia, perché io non ricordo niente di quei giorni. Dopo circa due settimane di cure, lentamente cominciavo a migliorare, fino a quando fui dimessa dall’ospedale. Ma i medici non erano tanto ottimisti sulle mie possibilità di recupero. Una volta tornata a casa dovetti affrontare molte difficoltà, tra cui un altro ricovero per un mese di riabilitazione. Tuttavia, completato il ciclo di riabilitazione riuscivo a camminare da sola e sentivo che mi stavano ritornando le forze. Dopo qualche tempo ho ripreso la mia vita normale.

Sono venuta al santuario a distanza di un anno dalla mia malattia per esprimere tutta la mia riconoscenza al santo. Grazie, san Gabriele, continua a proteggere tutta la mia famiglia.