Devo essere sincero e soprattutto devo dirlo a un religioso. Ho 21 anni e sono completamente nauseato dal mondo che mi circonda. Dalla politica, dalle ingiustizie, dalle morti, dall’arroganza, dalla falsità. Insomma da tutto. E purtroppo questo mio tutto comprende anche Dio, che sento sempre più lontano. Ormai di lui ne parlano soltanto i religiosi e qualche vecchietta. A scuola addirittura c’è l’esenzione, e anche dentro le famiglie, ovviamente quelle che di definiscono cristiane, di Lui non c’è più traccia. Stando così le cose qualcuno potrebbe dirmi che forse la fede non ce l’ho mai avuta… Potrebbe anche essere, però fino a 15/16 anni ho coltivato alcune buone abitudini come la messa la domenica, la preghiera personale, “l’attenzione al mondo”. Col passare degli anni, però, tutto questo ha lasciato posto al disgusto verso una società e quindi un mondo sempre più privi di valori. Filippo
Gli ultimi papi hanno sottolineato, spesso, l’assenza di Dio nella società contemporanea. Il primato appartiene alla politica, alla tecnica e all’economia che, disancorate da ogni etica oggettiva, portano alla perdita dei valori fondanti la civiltà occidentale. Ogni trascendenza viene espulsa, ogni assoluto non riconosciuto. L’uomo è dovuto al caso, non ha alle spalle né un Dio creatore né una vita futura oltre la morte. È solo nell’universo, lasciato alla sua libertà. La vita, allora, diventa “faticosa” perché l’uomo è chiamato a definire se stesso continuamente, in modo estenuante e competitivo senza riferimenti valoriali e senza valori trascendenti. Infatti la libertà, che prima si confrontava con valori perenni, ora è lasciata a se stessa. Con tutta l’insicurezza, i sensi di colpa e gli errori visti spesso senza redenzione. Per cui arriva una stanchezza che determina l’immagine del mondo e della vita e nell’esistenza non si vede altro che disgusto, non senso, infelicità estenuante. La vita diventa un esercizio di sopravvivenza. C’è disincanto di fronte a ogni iniziativa, a ogni relazione. Ha detto papa Francesco: “Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice e opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto”.
Come vedi, allora, sei in linea con la tristezza e le delusioni del nostro tempo. Chi può raccontarci parole di senso?
I discepoli di Emmaus, ci racconta il vangelo, avevano raggiunto questo livello dopo la crocifissione e la morte di Gesù. È bastato un pellegrino che illuminasse la sconfitta della croce e del sepolcro per riprendere il cammino e passare dalla tristezza alla gioia. Ecco se incontrassi questo pellegrino cambierebbe tutto e avresti anche tu qualcosa da annunciare agli sfiduciati della vita. Ma, io penso, già ti cammina accanto… Almeno lo spero e te lo auguro.