SINODO: “CAMMINARE INSIEME”

Papa Francesco ha indetto un Sinodo per coinvolgere tutti nell’ascolto e nella consultazione e trovare il modo più adatto di annunciare la salvezza a una in fase di cambiamento epocale. Riconoscere e apprezzare la ricchezza e varietà di doni presenti nelle comunità.

La Chiesa di Dio è convocata in sinodo”. È solenne e perentoria l’apertura del documento, voluto da papa Francesco, “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Si tratta di qualcosa di molto antico e insieme molto nuovo. Di antico: il sinodo è una vetusta istituzione della Chiesa. Di nuovo: l’innovazione sta nella modalità di coinvolgimento e di svolgimento. Mobilitati tutti: Chiesa universale e Chiese locali, dalla Curia Romana a tutte le diocesi, tutte le parrocchie, tutti i battezzati. Nuova anche la forma di svolgimento: un processo di “ascolto e consultazione” di due anni.

Sinodo è parola greca che significa “camminare insieme”. E quindi indica un incontro di cristiani che si riuniscono per ascoltare le voci gli uni degli altri e prendere insieme le decisioni. Si vuole che il coinvolgimento sia il più ampio possibile, nessuno deve sentirsi escluso o emarginato, sia nella fase di ascolto che nella fase decisionale. San Benedetto affermava che spesso Dio rivela la decisione migliore a persone che non occupano posizioni di rilievo nella comunità.

Ne è convinto papa Francesco che infatti, prima ancora di pensare ad una singola, grande assemblea sinodale, ha voluto un “cammino sinodale” per imparare l’arte di “camminare insieme”, “l’arte dell’incontro”, lavorando in un “cantiere” dove tutti devono sentirsi “operai” coinvolti e responsabili.

Un cantiere aperto ufficialmente dal papa il 9-10 ottobre scorso a Roma, mentre i vescovi lo hanno inaugurato nelle loro diocesi domenica 17 ottobre. Due anni di “ascolto e consultazione” fino a ottobre 2023, quando ci sarà la prima tappa (non traguardo!) di riflessione e di verifica in un’assemblea generale. Insomma dal 9 ottobre la Chiesa cattolica è in stato, o meglio in cammino, di sinodo. È una sorta di mobilitazione generale, quanto mai bella, coraggiosa e difficile, ma nello stesso tempo stimolante alla luce del Vangelo, soprattutto in linea con l’idea di una Chiesa “in uscita”, missionaria “con le porte aperte”.

Il “cammino sinodale” è una esigenza nel contesto storico in cui viviamo. Infatti è in corso un cambiamento d’epoca, che coinvolge la Chiesa chiamata a scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo. Tra questi segni la “tragedia globale” della pandemia da Covid 19 che da una parte ha fatto scoprire che siamo una comunità mondiale, in cui nessuno si salva da solo, tutti ci salviamo insieme, ma dall’altra ha fatto “esplodere le diseguaglianze”. I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, come anche la “tragica situazione dei migranti” (almeno 80 milioni) ormai presenti in tutte le regioni del mondo. La società è secolarizzata e respinge la religione dall’ambito pubblico. La credibilità della Chiesa è compromessa dagli scandali, dall’indebolimento della fede e, anch’essa, deve interrogarsi su come esercita l’autorità al suo interno.

La sinodalità, cioè il camminare insieme, è ciò che più realizza e manifesta la natura della Chiesa come Popolo di Dio pellegrino e missionario, è la “via maestra” per la Chiesa che deve sviluppare la capacità di avviare processi di ascolto, di dialogo e di discernimento comunitario a cui tutti possano partecipare e contribuire. In questo modo la Chiesa potrà essere anche un segno profetico per l’umanità.

Lo scopo del Sinodo non è quello di produrre documenti, ma di “far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare la fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani”. Parola di papa Francesco.