Signore, non lasciarci in balia della tempesta

Il papa prega per la fine della pandemia
By Lorenzo Mazzoccante
Pubblicato il 27 Marzo 2020

Il brano evangelico della tempesta sedata secondo il racconto di Marco, è l’immagine scelta da Papa Francesco per rappresentare la situazione del mondo sconquassato dal flagello del Coronavirus. Su questo brano il pontefice ha voluto offrire una riflessione e una chiave di lettura per questo nostro tempo.

Come i discepoli nel vangelo, infatti “siamo sulla stessa barca”. L’immagine evangelica della tempesta che scuote l’imbarcazione dei discepoli facendoli temere di affondare, ben rappresenta l’immagine di un mondo chiamato ad affrontare la medesima minaccia.

Così se Gesù risponde ai discepoli che lo interpellano (“Non t’importa che siamo perduti?”) chiedendo di avere fede, è proprio alla fede che il papa volge lo sguardo ed indirizza il mondo collegato via etere col vaticano.

“Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. La duplice domanda di Gesù risuona ripetutamente nella riflessione del papa che ne fa l’occasione per un profondo esame di coscienza di una umanità che “sentendosi forte e capace di tutto” ha proseguito imperterrita “pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato” e nella prova è chiamato a scegliere tra ciò che è necessario e ciò che non lo è.

«L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza» ha detto. E rimanendo nella metafora marinara, papa Francesco ha ricordato ai cristiani che nella fede abbiamo un’ancora, un timone e una speranza: la Croce di Cristo nella quale siamo salvati.

Il papa, che ha invocato la benedizione di Dio sul mondo perché doni “salute ai corpi e conforto ai cuori” ha rivolto un pensiero anche ai «Tanti compagni di viaggio esemplari (medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alla pulizia, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti e religiosi) che nella paura hanno reagito donando la propria vita nella forza operante nello Spirito riversata e plasmata in coraggiosa e generosa dedizione» ma anche tanti papà, mamme, nonni e nonne, e insegnanti che «mostrano ai nostri bambini con gesti piccoli e quotidiani come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera».

 

 

Adorazione papa francesco 27 marzo Riflessione di papa francesco

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