SI SOMIGLIANO SPORT E SOCIETÀ?

By Fabrizio Cerri
Pubblicato il 31 Marzo 2014

“Se cambi i termini del discorso il risultato è lo stesso. Il calcio – ha detto Prandelli dopo l’amichevole con la Spagna mutuando concetti che affiorano spesso nella identificazione, frequente ancorché trita e ritrita, tra sport e società – è come il paese: se non hai grandi mezzi per essere veloce, se non hai grandi nomi o grandi numeri, devi avere grandi idee. E come ct mi sento il primo responsabile nel trovare spunti su cui lavorare: contro la Spagna li ho visti nel carattere, nell’orgoglio, nella capacità di affrontare le difficoltà”. Il primo responsabile, diciamola tutta, a noi sembra non solo e non tanto l’attuale ct quanto piuttosto l’insieme del “prodotto calcio”, che offre una divaricazione macroscopica tra base e vertice, tra quantità e qualità, tra entrate e uscite (e queste non solo in termini monetari, economici). Ed anche, diciamolo, tra pubblico e regia: le tifoserie spesso preda di raptus, striscioni a parte, non sono forse la conseguenza di un rapporto tra “sport” e “spettacolo” che in Italia è stato impostato, e gestito, in maniera poco accorta? Per tornare al cosiddetto calcio giocato, Prandelli ormai conta i giorni che lo dividono dal mondiale: in Brasile si consumerà l’ultimo atto della sua presenza al vertice dello staff tecnico federale e quasi sorta di passaggio di consegne ha indicato negli stages impostati di recente dalla Federcalcio la cartina di tornasole per il futuro del football nostrano. Non sappiamo se basteranno: abbiamo solo la personale certezza che anche su questo specifico argomento Federcalcio e Lega avranno da dimostrare la loro reciproca, ben nota, controversa posizione.

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