Non ringrazieremo mai a sufficienza quello che ha fatto, e che tutt’ora fa, il personale sanitario grande dedizione e professionalità verso la cittadinanza in tutta questa tremenda pandemia che ci ha travolto. Ma oltre alla gratitudine dobbiamo loro un forte ripensamento rispetto alla funzione sanitaria e i doverosi interventi necessari per superare storture sempre presenti in questo delicatissimo settore per il benessere e la vita stessa della nostra gente. Non possiamo, infatti, sottacere che l’enorme sforzo fatto dal personale sanitario e dalle stesse strutture impegnate a causa del Covid, ha nei fatti impoverito l’attenzione nei confronti di altri interventi sanitari importanti. Con l’inevitabile allungamento dei tempi di cura e improponibili liste di attesa esageratamente lunghe per esami e ricoveri
Dopo le riduzioni finanziarie degli ultimi anni, oggi tra i fondi del PNRR e dello stesso bilancio nazionale, finalmente ci troviamo con un pacchetto di circa 20 miliardi di euro da poter mettere in campo quali investimenti per riformare il nostro sistema sanitario. Non dimenticando, peraltro, che l’invecchiamento della nostra popolazione tenderà a una maggiore esigenza di prevenzione e cura. Abbiamo già detto delle liste di attesa, ma come non considerare l’altro gravissimo aspetto della forte e inaccettabile diseguaglianza territoriale sulle cure che deve essere, come imperativo categorico, decisamente superata? Ecco, allora, che ci aspettiamo investimenti che vadano a procurare una implementazione dei presidi ospedalieri, insieme a un significativo miglioramento delle nuove tecnologie funzionali allo scopo. Oltre, naturalmente, al necessario rafforzamento della ricerca di base nonché quella specialistica, anche attraverso un intreccio e un coordinamento tra i vari istituti.
Si rende necessario, inoltre, puntare molto sulla medicina dei servizi territoriali, cioè tutte quelle prestazioni sanitarie di primo livello e di pronto intervento che hanno come funzione quello di prevenire l’aggravarsi delle condizioni della persona e, allo stesso tempo, si pongono come alternativa all’ospedalizzazione. È necessario, dunque, superare l’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali, anche con il contributo delle organizzazioni di volontariato e del terzo settore, al fine di superare, oltretutto, la scarsa capacità di conseguire sinergie nella definizione di strategie di risposta a rischi ambientali, climatici e ovviamente sanitari. Vi è poi la questione del controllo delle strutture sanitarie private in termini di efficienza ed efficacia che il più delle volte vengono agevolate, non solo dalle lunghe liste di attesa per visite ed esami della sanità pubblica, ma anche dai costi dei ticket in carico al cittadino, ben superiori a quelli effettuati dai privati.
Infine, una questione di carattere istituzionale. Parliamo delle responsabilità di gestione di questo delicatissimo settore. È ancora praticabile la gestione regionale in questo ambito che ha prodotto diseguaglianze inaccettabili e insopportabili con cittadini di serie A, serie B e serie C? Non occorre un ripensamento finalizzato a un processo gestionale unitario e nazionale? Noi crediamo proprio di sì. E confidiamo, tenendo comunque sotto verifica e controllo l’andamento degli investimenti decisi, che le responsabilità della politica in generale sappiamo decidersi per il meglio. Per tutti i cittadini e per l’intero Paese.