SERVI INUTILI MA NECESSARI
Siamo servi inutili» (Lc 17,10) ci ricorda il Vangelo, ma forse an-che necessari aggiungo io. Scrive il professo confratel Gabriele dell’Addolorata, il 19 luglio 1859, nella sua prima lettera da Isola del Gran Sasso, al papà Sante Possenti: “Per lo più il Signore si serve di mezzini deboli fiacchi inutili per operare le sue misericordie”. Interessante conoscere il contesto nel quale si pone l’affermazione. Il papà si lamenta di ricevere poche lettere, ma il santo reagisce con cortesia e fermezza dicendogli che ne riceverà sempre meno assicurandogli, però, che l’obbedienza alla Regola e l’amore a Cristo e a Maria è il modo migliore per aiutarlo, essere a lui vicino e dargli la vera consolazione. E conclude invitando il papà a rileggere le lettere scritte in passato nelle quali può forse trovare qualche utilità, cosciente che per lo più il Signore si serve di mezzi deboli per operare le sue misericordie.
Cari lettori, all’inizio di un nuovo anno così pieno di timori e incertezze per il nostro immediato futuro, dopo aver contato oltre 80 mila morti solo nella nostra Italia, penso che sia necessaria un’assunzione di responsabilità da parte di tutti, ciascuno secondo il proprio ruolo e la propria responsabilità, perché solo da uno sforzo condiviso dove il bene comune e del prossimo viene prima di possibili interessi personali, seppur legittimi, si potrà aiutare la difficile ripresa senza lasciare troppi scarti per strada.
In questo contesto, facendo eco all’insegnamento di san Gabriele, possiamo cogliere in esso almeno due dimensioni, una laica e una religiosa. La prima: la storia, si serve di mezzi umani per andare avanti e le vicende liete o tristi non capitano a caso ma sono il frutto di atteggiamenti umani, di scelte, di trascuratezze o di interessi sani, di rispetto o di maltrattamento della natura, in senso ampio e non solo ecologico. La cura delle persone che abitano la casa comune è un dovere politico dettato da tutte le Costituzioni del mondo oltre che da una coscienza retta. Sì, abbiamo bisogno di mezzini necessari per la società, su cui far camminare sia le grandi idee degne dell’umano, sia una concreta solidarietà verso le persone, soprattutto se indigenti.
La seconda dimensione, quella religiosa: consapevoli che ogni dono viene da Dio, sia il tanto che il poco, coscienti delle nostre fragilità, della nostra miseria e dei nostri peccati, abbiamo l’onore oltre che la responsabilità di essere quei mezzi umani, “mezzini”, direbbe san Gabriele, con i quali Dio porta avanti l’opera della sua misericordia. Le mani di Dio oggi sono le nostre, così il cuore e la mente e se siamo in una sincera amicizia con lui, ci accorgeremo che è proprio attraverso di noi che il Signore può continuare a saziare la fame fisica e quella spirituale che c’è nel cuore di ogni uomo; è la dimensione sacramentale della Chiesa, segno e strumento di salvezza per tutto il genere umano, come ci ricorda il Concilio Vaticano II.
Cari lettori e care lettrici, abbiamo davanti a noi un anno per servire – nonostante la nostra fiacchezza e debolezza – la gioia dei fratelli, scoprendo che essa coincide con la nostra. Quanto all’inutilità, poi, mi piace la traduzione di questo versetto fatta dal biblista gesuita Silvano Fausti: Siamo servi inutili, cioè senza utile, che operano gratuitamente perché quale ricompensa più grande possiamo avere su questa terra che essere partecipi del disegno di salvezza e collaboratori con Dio nel donare vita al mondo?
In questo mese inizia anche il Giubileo al santuario. Un’occasione da non perdere per farci accompagnare dal santo per ricevere questa straordinaria misericordia di Dio che perdona e risana (questo in fondo è l’indulgenza plenaria) e farci rinnovare, “ringiovanire” dalla grazia.