SEI UN EVASORE O NO?

l'ultima trovata dell'agenzia delle entrate
By Antonio Andreucci
Pubblicato il 27 Dicembre 2012

La nuova versione del misuratore valuterà la capacità di esborso per risalire ai ricavi. Non ci saranno più i vecchi coefficienti, ma il sistema si baserà su 100 voci riconducibili a sette diversi gruppi: abitazioni, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, investimenti mobiliari e immobiliari netti e altre spese significative

 

Pagare tutti per pagare meno: parafrasando un vecchio slogan delle battaglie operaie, sembra questo il motto del governo tecnico. Se tutti pagassero le tasse – si sostiene (giustamente) – lo stato potrebbe abbassare la pressione fiscale. Già, ma chi deve vigilare affinché le tasse siano pagate nella giusta misura e da tutti? Lo stato, verrebbe da dire. Certo, è così, ma con il nuovo anno anche lo stesso contribuente può verificare se ciò che deve pagare è congruo rispetto a quello che ritiene. Basta andare su internet e scaricarsi il già diventato famoso “redditest”, figlio dell’operazione redditometro, ma senza alcun valore di autodenuncia.  Lo ha ideato la celeberrima e temutissima agenzia delle entrate, sempre a caccia di evasori, e in Italia ce ne sono molti se è vero – come rilevano studi di settore – che una famiglia su cinque (4,3 milioni di nuclei) presenta spese non allineate ai redditi. Tra queste un milione, a fronte di esborsi abituali e significativi, dichiara guadagni quasi azzerati. Anche in queste fila si potrebbe nascondere l’esercito degli evasori.

Il misuratore del reddito nella nuova versione valuterà la capacità di esborso per risalire ai ricavi; non ci saranno più i vecchi coefficienti, per esempio la barca non peserà più del camper, ma il sistema si baserà su 100 voci riconducibili a sette diversi gruppi (abitazioni, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, investimenti mobiliari e immobiliari netti e altre spese significative). Il controllo incrociato con le dichiarazioni permetterà di misurare la coerenza tra uscite e entrate. Se c’è un contrasto evidente, il contribuente sarà chiamato a fornire spiegazioni. Uno degli elementi d’innovazione, infatti, sta nella richiesta di dati e notizie per la ricostruzione sintetica del reddito, prima ancora di avviare il procedimento di accertamento ai fini della lotta all’evasione fiscale.

Il sistema è chiaro: se alla fine del test apparirà una luce verde c’è la prova della congruità; se il colore sarà rosso è segno di una discrepanza tra reddito e tenore di vita. Una spia che indica a rivedere bene la propria dichiarazione per evitare di cadere sotto la lente del fisco. La verifica avviene sulla base delle spese più rilevanti, facilmente individuabili. Però, come tutte le cose, anche in questo caso ci sono incongruenze colossali: per esempio, una famiglia di quattro persone con un reddito di 40 mila euro e la barca di 12 metri potrà vedersi accendere la luce verde; un’altra di tre persone e un reddito di 30 mila, senza barca, rischia il semaforo rosso (la media del reddito è uguale: 10 mila euro per componente famigliare).

Ma non basta: la Cgia ha studiato a fondo la questione e alla fine ha sentenziato: con l’introduzione del nuovo redditometro si rischia un generale aumento delle tasse, che nel peggiore dei casi presi in esame potrebbero arrivare quasi a 9.000 euro. Sono state prese in esame tre tipologie di reddito – 20 mila, 40 mila e 80mila euro: sotto a quest’ultima soglia c’è il 98% dei contribuenti – con un maggior reddito stimato dal fisco, con il redditometro o lo spesometro, pari a 10.000 euro. Nella prima simulazione, se il contribuente raggiunge l’accordo con l’agenzia delle entrate che gli sconta il reddito imponibile del 5%, tra maggiori imposte e sanzioni ridotte dovrà versare tra i 4.250 e i 5.640 euro. Se, invece, non accetta la proposta, fa ricorso alla commissione tributaria e alla fine dei due gradi di giudizio perde, dovrà versare all’erario tra i 6.815 e gli 8.906 euro. Nel secondo caso, invece, quello in cui si raggiunga un “compromesso” con l’agenzia che riduca il reddito imponibile del 20%, tra maggiori imposte e sanzioni ridotte il contribuente dovrà versare tra i 3.366 e i 4.750 euro. Se, invece, non accetta, fa ricorso e perde, dovrà versare all’erario fino a 8.906 euro.

Come si vede, la questione non è semplice. Intanto, la Confesercenti ha calcolato che nell’anno appena lasciato alle spalle la pressione fiscale ha raggiunto il 44,7% con un balzo di 2,2 punti rispetto al 2011. Gli italiani onesti (con il fisco) hanno pagato 35 miliardi in più, per effetto delle tre manovre che si sono succedute, con 1.450 euro di aggravio a famiglia (tra i paesi dell’Ue solo Danimarca e Svezia hanno fatto peggio). E quest’anno come finirà?

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