Scegliere di credere

dal contatto alla relazione con Dio
By Lorenzo Mazzoccante
Pubblicato il 22 Agosto 2019

La generazione attuale ha tutto, ma manca del “privilegio della noia”.

Della frenesia che la caratterizza risentono anche i rapporti. Non a caso si moltiplicano i contatti, e soffrono le relazioni: i primi sono fugaci; le seconde, per loro natura, richiedono tempo.

Ne è convinto don Giovanni Giorgio, sacerdote della diocesi di Teramo-Atri e docente di filosofia presso la Pontificia Università Lateranense, che nella giornata di oggi ha intrattenuto i ragazzi della tendopoli con una riflessione dal sapore filosofico.

Il titolo dell’intervento di don Giorgio era: “Attingete e portate. La Chiesa è ricca di un lungo passato sempre in essa vivente”. Così, anche a costo di stupire l’uditorio, il docente ha messo in discussione il tema stesso che gli era stato assegnato affermando che “Non sempre, il ricco lungo passato della Chiesa è in essa vivente, perché spesso il passato appesantisce ed impedisce la novità”.

Quindi ha cercato di rinnovare il concetto di uomo e del suo rapporto con Dio.

L’uomo – ha affermato don Giorgio – non è “in relazione”, ma “relazione”. La relazione è la via e lo strumento più efficace di educazione umana da cui dipendono le capacità di crescere, di credere e di scegliere. E il giovane deve “scegliere di credere”.

Dio, qualcuno lo vorrebbe al primo posto. Ma «Dio è il centro dell’uomo. E nella misura in cui l’uomo si relaziona con questo Dio, che lo abita, cresce nella maturazione di sé e della fede», e se fosse davvero al primo posto sarebbe distaccato e lontano.

La relazione di oggi ha costituito quindi un invito a prendersi del tempo per instaurare relazioni significative, all’interno della tendopoli, tra i giovani partecipanti e anche, personalmente, con Dio.

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