Scegliere di credere

La generazione attuale ha tutto, ma manca del “privilegio della noia”.

Della frenesia che la caratterizza risentono anche i rapporti. Non a caso si moltiplicano i contatti, e soffrono le relazioni: i primi sono fugaci; le seconde, per loro natura, richiedono tempo.

Ne è convinto don Giovanni Giorgio, sacerdote della diocesi di Teramo-Atri e docente di filosofia presso la Pontificia Università Lateranense, che nella giornata di oggi ha intrattenuto i ragazzi della tendopoli con una riflessione dal sapore filosofico.

Il titolo dell’intervento di don Giorgio era: “Attingete e portate. La Chiesa è ricca di un lungo passato sempre in essa vivente”. Così, anche a costo di stupire l’uditorio, il docente ha messo in discussione il tema stesso che gli era stato assegnato affermando che “Non sempre, il ricco lungo passato della Chiesa è in essa vivente, perché spesso il passato appesantisce ed impedisce la novità”.

Quindi ha cercato di rinnovare il concetto di uomo e del suo rapporto con Dio.

L’uomo – ha affermato don Giorgio – non è “in relazione”, ma “relazione”. La relazione è la via e lo strumento più efficace di educazione umana da cui dipendono le capacità di crescere, di credere e di scegliere. E il giovane deve “scegliere di credere”.

Dio, qualcuno lo vorrebbe al primo posto. Ma «Dio è il centro dell’uomo. E nella misura in cui l’uomo si relaziona con questo Dio, che lo abita, cresce nella maturazione di sé e della fede», e se fosse davvero al primo posto sarebbe distaccato e lontano.

La relazione di oggi ha costituito quindi un invito a prendersi del tempo per instaurare relazioni significative, all’interno della tendopoli, tra i giovani partecipanti e anche, personalmente, con Dio.