Nel numero precedente ho parlato di santa Faustina Kowalska, la mistica che ha diffuso il culto della divina misericordia. Questa volta, per associazione di idee, viene in mente un’altra mistica, la messaggera del sacro Cuore di Gesù, ossia santa Margherita Maria Alacoque. Nasce il 22 luglio 1647 a Vérosvres nello Charolais, in Francia. I suoi genitori appartengono alla cosiddetta borghesia di toga: il padre, Claude, è notaio reale e giudice della signoria di Terreau; la madre, Philiberte Lamyn, è lei pure figlia di un notaio regio. Una famiglia profondamente cristiana. Sette figli di cui Margherita, la quarta.
Margherita, a 23 anni, entra nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, dove al nome di battesimo aggiunge quello di Maria. Resterà in quel luogo fino alla morte avvenuta il 17 ottobre 1690. Grazie alla sua preziosa Autobiografia – scritta per volere del Signore e dietro ubbidienza del suo confessore padre Claude La Colombière – noi possiamo conoscere i messaggi soprannaturali a lei affidati da Gesù. Ci si può chiedere: perché il Signore ci ha tenuto tanto a svelare i suoi segreti a suor Margherita Maria? Una spiegazione plausibile la possiamo dedurre dal racconto che segue. “Una volta – lei scrive – mentre mi trovavo davanti al santo sacramento mi trovai tutta investita dalla sua divina presenza… quindi mi disse: il mio divin cuore è così preso d’amore per gli uomini e per te in particolare che, non potendo più contenere in sé le fiamme della sua ardente carità, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo”.
Durante l’ottava del Corpus Domini del 1675, tra il 13 e il 20 giugno, riceve una rivelazione impressionante: “Mi scoprì il suo divin cuore: ecco – mi disse – quel cuore che ha tanto amato gli uomini… in segno di riconoscenza, però, non ricevo dalla maggior parte di essi che ingratitudini per le loro tante irriverenze, i loro sacrilegi e per le loro freddezze e i loro disprezzi che hanno per me in questo sacramento d’amore (l’eucaristia). Ma ciò che mi amareggia di più è che sono cuori a me consacrati… per questo ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio cuore, ricevendo in quel giorno la comunione e facendo un’ammenda d’onore per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il tempo in cui è stato esposto sugli altari”.
Un giorno Gesù le confida: “Figlia mia, mi vuoi tu dare il tuo cuore per far riposare il mio amore sofferente, che tutti disprezzano?”. Lei risponde: “Mio Signore, tu sai che sono tutta tua, fa’ secondo il tuo desiderio”. E Gesù: “Sai tu a qual fine ti do le mie grazie così abbondantemente? Per renderti come un santuario dove il fuoco del mio cuore brucia in continuazione. E il tuo cuore è come un altare sacro in cui non c’è niente di impuro, avendolo scelto per offrire al mio eterno Padre sacrifici ardenti, per appagare la sua giustizia e rendergli una gloria infinita”.
Margherita ha imparato perfettamente cosa significhi accogliere la sofferenza con amore: “Un’anima – scrive nell’Autobiografia – progredisce più in un mese o perfino in una settimana di pene e afflizioni, se le prende come Dio vuole, che in un anno intero nelle dolcezze e nelle consolazioni anche le più elevate”.
Una volta stava meditando sull’agonia nell’orto degli ulivi. A un certo punto sente queste distinte parole che, teologicamente, sono illuminanti per capire il tipo di sofferenza di quella particolare circostanza: “Ho sofferto più qui – le dice Gesù – che in tutto il resto della mia passione, vedendomi in un abbandono generale del cielo e della terra, caricato di tutti i peccati degli uomini… non c’è creatura che possa comprendere i tormenti che ho sofferto allora. È questo stesso dolore che l’anima colpevole prova quando, portata davanti al tribunale della santità divina, questa grava su di lei”.
La vocazione di suor Margherita a farsi vittima di espiazione per i peccati nasce dal suo grande amore per il Signore e dal suo grande odio per il peccato. Ascoltiamola in un interessante passaggio dell’autobiografia: “Mi presentai a lui prostrandomi ai suoi sacri piedi con lacrime e gemiti, e caricandomi la pesante croce sulle spalle, tutta irta di punte di chiodi; e sentendomi oppressa sotto questo peso, cominciai a comprendere meglio la gravità e la malizia del peccato, che detestavo così fortemente nel mio cuore che avrei mille volte preferito precipitare nell’inferno che commetterne uno volontariamente”.
Nel 1687, in modo analogo alla promessa che Gesù affiderà a santa Faustina Kowalska, suor Margherita Maria Alacoque scrive: “Il sacro Cuore mi ha promesso che coloro che gli saranno stati devoti e consacrati non periranno mai. Che, poiché è la fonte di tutte le benedizioni, le spargerà con abbondanza in tutti i luoghi dove sarà collocata e onorata l’immagine del suo cuore divino”.
Nel mese di maggio dell’anno seguente, Gesù fa un’altra sorprendente rivelazione, quella che poi ha dato origine alla consolidata pratica dei primi nove venerdì del mese. Ascoltiamo lei: “Un venerdì, durante la santa comunione, Gesù mi disse: Ti prometto, nell’eccessiva misericordia del mio cuore, che il suo amore onnipotente accorderà a quanti si comunicheranno per nove primi venerdì del mese di seguito la grazia della penitenza finale, non morendo in mia disgrazia e senza ricevere i sacramenti, poiché il mio divin cuore sarà il loro asilo sicuro nell’ultimo istante”.
Intanto, il culto del sacro Cuore di Gesù si diffonde in tutto il mondo. Il 23 agosto 1856 il beato Pio IX emana il decreto ufficiale con cui stabilisce la festa del sacro Cuore in tutta la chiesa. Chiudo con una curiosità che farà piacere ai lettori. Santa Margherita Maria Alacoque è stata canonizzata insieme a san Gabriele il 13 maggio del 1920. lancid@tiscali.it