Sono suor Cecilia Mongiardino, una monaca passionista cinquantanovenne, vivo nel monastero di Genova. Dal novembre 2015 soffrivo per un piegamento della mia persona in avanti e insieme sul lato sinistro, con irrigidimento, che mi causava parecchia difficoltà nel muovermi, nel camminare e soprattutto nello svolgere lavori, specie se pesanti. Ai primi di dicembre 2015 il neurologo mi ha sospeso un farmaco che assumevo da alcuni anni, ritenendo il mio disturbo un parkinsonismo da farmaco. Ha richiesto anche una radiografia alla colonna vertebrale e successivamente una risonanza magnetica per controllare che non vi fossero problemi seri. I due accertamenti non hanno evidenziato problemi gravi. Nel frattempo, dopo una visita da un fisiatra, ho fatto una dozzina di sedute di fisioterapia e di esposizione ai raggi infrarossi.
Si è prodotto un lieve miglioramento, che però è durato poco. Nel marzo 2016 il disturbo si è riacutizzato. Per me è stata veramente penosa la partecipazione a una Via crucis svoltasi nel giardino del monastero, durante la quale sono rimasta quaranta minuti aggrappata a un leggio per mantenermi in piedi. Così pure la notte di Pasqua 2016, con una mano ero aggrappata ai banchi, con l’altra dirigevo i canti, mentre le persone presenti si domandavano cosa mi fosse successo.
Mentre avvenivano questi fatti è giunta in monastero la convocazione per un’assemblea che si sarebbe tenuta al santuario di San Gabriele. La mia prima reazione all’invito è stata: non ce la faccio in queste condizioni. Poi però ci ho ripensato e ho detto alla mia superiora che mi sarei fatta forza e sarei andata. Inoltre il pensiero di andare proprio al santuario di San Gabriele mi ha fatto intravvedere un misterioso legame con quanto era successo lo scorso 27 febbraio 2016, appunto festa del santo. C’era un clima gioioso in comunità: terminavamo gli esercizi spirituali, io mi ero avvicinata al quadro e alla reliquia di san Gabriele e avevo detto al santo confratello: “Guariscimi!”. Allora non era successo nulla, ma chissà, pensavo, forse in casa sua Gabriele potrà fare qualcosa di più.
Così con tanta speranza nel cuore, il 3 aprile 2016 sono partita per il santuario. Subito varie consorelle che già mi conoscevano si sono rese conto della mia situazione di difficoltà fisica, dispiaciute di vedermi in quello stato. I giorni si sono susseguiti rapidi, fra una riunione e un’altra, ma non ci hanno impedito di fare qualche visitina a san Gabriele in santuario. In particolare il 5 aprile mi sono soffermata nel santuario antico sulla tomba del santo e ho pregato in cuor mio: “San Gabriele, guariscimi!” Il giorno seguente abbiamo visitato i luoghi in cui aveva vissuto san Gabriele. Il percorso si è concluso con il passaggio della porta santa in santuario ed è durato circa un’ora. Ho notato che in tutto quel tempo non ho avvertito fatica né piegamento, cosa che invece si verificava negli ultimi mesi stando in piedi per un tempo prolungato. Il 7 aprile, giorno della partenza, fin dal mattino le consorelle incontrandomi si sono meravigliate vedendomi nuovamente diritta.
Al momento della partenza ho potuto facilmente portare valigie e borse, che da mesi ormai portavo con difficoltà, causa la mia piegatura. A sera rientrando in comunità a Genova tutte hanno constatato un miglioramento improvviso, non del tutto spiegabile con le cure che stavo facendo. Ho narrato i fatti qui riportati e le consorelle hanno ringraziato con me il Signore per questo beneficio ricevuto attraverso la mediazione di san Gabriele.