SAN FRANCESCO DI PAOLA

By Domenico Lanci
Pubblicato il 1 Febbraio 2015

Un giorno Gesù disse ai discepoli: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: sradicati e vai a piantarti nel mare, esso vi obbedirebbe”. Leggendo le note biografiche di san Francesco di Paola e considerando i suoi miracoli, ho pensato che lui di fede ne avesse più che un granello di senape. È nato a Paola, in provincia di Cosenza, il 27 marzo 1416. I genitori, Giacomo D’Alessio detto Martolilla e Vienna da Fuscaldo, erano persone religiose e devote di san Francesco d’Assisi. Purtroppo non avevano figli. Si rivolsero al poverello d’Assisi per averne qualcuno. Ne ebbero due. Al primo, in segno di riconoscenza, diedero il nome di Fran-cesco. Questi, da ragazzo contrasse una forma di infezione a un occhio. Di nuovo i genitori si rivolsero al loro patrono promettendogli, in caso di guarigione, di fargli indossare per un anno l’abitino dei francescani. Il ragazzo guarì. I genitori, per adempiere la promessa, lo fecero entrare nel convento di San Marco Argentano (Cs), dove ben presto manifestò le sue doti mistiche. I francescani avrebbero voluto trattenerlo con loro, ma lui disse che desiderava conoscere altre forme di vita religiosa prima di fare la scelta.

Nel 1430 insieme ai genitori intraprese un lungo pellegrinaggio in varie località d’Italia. Prima tappa, Assisi. Poi, Loreto, Roma e Montecassino. Visitò anche i romitori di Monte Luco presso Spoleto. Francesco era incline alla vita eremitica. Tornando a Paola si ritirò in solitudine in un luogo impervio. Più tardi diversi giovani si unirono a lui, dando così origine all’ordine dei minimi. L’austera vita di quei religiosi attirò l’attenzione delle autorità ecclesiastiche. Il 31 agosto 1452 l’arcivescovo di Cosenza concesse l’approvazione diocesana. Il 26 febbraio 1493 Alessandro VI approvò l’ordine dandogli la denominazione di Ordine dei minimi.

Ma come viveva Francesco? Un accenno ce lo offre un suo discepolo: “Digiunava ogni giorno e mangiava verso il tramonto, molto poco, quanto per sostenersi… dormiva molto poco, per attendere all’orazione… aveva un’umiltà così grande, che desiderava essere comandato anziché comandare”. I miracoli da lui compiuti non si contano. Al santuario di Paola c’è uno spazio retrostante il protoconvento (primo convento, ndr) chiamato zona dei miracoli. Lì Francesco ebbe occasione di operare una serie di prodigi stupefacenti.

Ne racconto alcuni in breve. La fornace. Questa serviva per la cottura del materiale di costruzione del convento. Un giorno a motivo dell’eccessivo calore cedette la volta. Il santo entrò nella fornace ardente per ripararla. Poi uscì illeso senza alcuna scottatura. La Fonte della cucchiarella. Gli operai che lavoravano alla costruzione del santuario non avevano acqua per dissetarsi. Francesco rimediò a modo suo. Colpì con il bastone una roccia presso il convento e fece scaturire acqua. Quell’acqua è miracolosa e conserva sempre lo stesso livello. Il masso in bilico. Un giorno, dalla montagna si staccò un masso che minacciava di precipitare sul convento. Francesco vedendolo gli ingiunse: “Fermati, per carità”. Il masso si bloccò all’istante. È rimasto in quella posizione fino ad oggi. L’agnellino Martinello. Un giorno gli operai che lavoravano alla costruzione del convento ebbero fame. Decisero di far fuori l’agnellino che Francesco chiamava Mar-tinello. Dopo averlo cotto e mangiato buttarono le ossa nella fornace. Il santo, non vedendolo in giro, cominciò a cercarlo. Dopo un po’ chiese agli operai se l’avessero visto. Risposero di no. Francesco allora lo chiamò a voce alta. D’improvviso Martinello uscì tra le fiamme della fornace e si diresse da lui. La traversata dello stretto di Sicilia. Questo miracolo è il più spettacolare. Francesco con alcuni confratelli si stava recando a Milazzo in Sicilia. Giunto a Catona, località marina in provincia di Reggio Calabria dove c’era un piccolo porto, vide una barca in procinto di partire. Egli si accostò al padrone, certo Pietro Coloso, pregandolo di accoglierlo nella barca con i due confratelli. “Il Coloso – narra un cronista – rispose seccamente: volentieri, purché mi paghiate. – Ma noi, o buon fratello, ci siamo rivolti alla vostra carità, perché non abbiamo neppure un soldo. – E che importa a me? replicò con malgarbo. – Se voi non avete denaro da pagarmi, io non ho barca per portarvi. Questa brusca ripulsa non turbò l’uomo di Dio, il quale visti fallire i mezzi umani, ricorse con maggior fiducia all’aiuto divino. Senza più insistere avvertì i compagni di attenderlo un momento, mentre egli avanzandosi lungo la spiaggia quanto un tiro di pietra, si mise in ginocchio a pregare per pochi istanti… dopo di che Francesco si alza, benedice il mare, e in quell’istante, quanti erano presenti lo vedono distendere il suo mantello sulle onde, montarvi sopra risolutamente, e tenendone stretto un lembo alla estremità superiore del suo bastone, come a servirsene di vela, procedere rapido e sicuro con i due compagni verso le coste siciliane. All’insolito spettacolo gli astanti prorompono in grida di ammirazione e di gioia, mentre il nostromo Coloso, per riparare al malfatto, chiama indarno il prodigioso navigante. Il santo, senza voltarsi mai indietro, tira diritto verso l’altra spiaggia”.

La fama della sua santità e dei suoi prodigi giunse fino al re di Francia Luigi XI, il quale era gravemente infermo. Inviò un’ambasceria per invitare il santo. Francesco non era propenso a lasciare la sua gente bisognosa per andare in un palazzo reale. Il re allora si rivolse al papa perché ordinasse a Francesco di recarsi da lui. Il papa acconsentì anche per ragioni politiche. Ricevuto l’ordine dal pontefice, Francesco partì per la Francia il 2 febbraio 1483. Al suo arrivo nel Castello di Plessis-lez-Tours, Luigi XI gli si prostrò ai piedi. Ma il santo non lo guarì. Tuttavia la sua azione di uomo di Dio produsse l’effetto desiderato. I rapporti tra Francia e papato migliorarono.

Francesco visse in Francia gli ultimi venticinque anni della sua vita. Seppe farsi apprezzare non solo dal popolo semplice ma anche dai dotti della Sorbona. Il grande eremita calabrese morì il 2 aprile 1507 a Plessis-les-Tours all’età di 91 anni. A Paola oltre all’antico santuario ne è stato costruito uno nuovo. Quello antico risale al XVI secolo ed è di stile romanico. L’interno è composto da un’ampia aula, cui è affiancata a destra una navata, lungo la quale spicca per preziosità la cappella che custodisce le reliquie di san Francesco. Il santuario moderno è stato inaugurato nel 2000. Pur essendo di stile diverso, si armonizza bene con le antiche strutture. San Francesco di Paola, nonostante la sua santità e la sua intelligenza, non era sacerdote. Sisto IV ci teneva molto a ordinarlo, ma di fronte alla profonda umiltà del servo di Dio dovette desistere.              lancid@tiscali.it

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