ROSSA BONTÀ SPALMABILE…

Dalle uve mature e schiacciate a mano di vitigni autoctoni della varietà Montepulciano si ricava una marmellata “divina” denominata scrucchiata. Due le metodiche di preparazione

Il Montepulciano? Eccezionale in bottiglia, delizioso in barattolo! L’eclettico grappolo di uva rossa può essere spremuto e trasformarsi nel super elogiato e blasonato vino da tavola o schiacciato a mano e divenire una deliziosa confettura: la scrucchiata o sclucchiata. Ottenuta da uve mature di vitigni autoctoni della varietà Montepulciano la “divina” marmellata si presenta piuttosto omogenea e di consistenza viscosa, di colore violaceo scuro, non esageratamente dolce, dal sapore tipico caratterizzato da un leggero retrogusto amarognolo, a volte leggermente acidulo. La scrucchiata può essere gustata in purezza con tutta la fragranza del frutto oppure come insuperabile farcitura di dolci legati al territorio regionale tra questi: i calcionetti e le natalizie neole. In sinergia con noci o mandorle tritate viene chiamata ad esaltare diverse altre leccornie. La ricetta, all’insegna della sapienza e pazienza, è casalinga e ha una lunga tradizione tramandata oralmente da generazioni. Apprendiamo dall’Atlante dei prodotti tradizionali d’Abruzzo, edito dall’Arssa, che le metodiche di preparazione sono due.

La prima prevede la selezione e il lavaggio degli acini interi che vengono posti in un setaccio a maglie medie e poi separati manualmente i vinaccioli da polpa e bucce (un tempo tale operazione veniva effettuata schiacciando/scrucchiando gli acini uno alla volta tra il pollice e l’indice per eliminare i vinaccioli). Si procede alla cottura del prodotto a fuoco lento e all’aggiunta eventuale di zucchero, mescolando si attende il raggiungimento della giusta consistenza.

Nell’altra modalità gli acini interi lavati e cerniti finiscono in un paiolo posto sul fuoco. Appena la temperatura sale si inizia a mescolare, questo provocherà la rottura degli acini con relativa fuoriuscita del mosto. Ad ebollizione raggiunta si mescola a fuoco lento per circa due ore fino al raggiungimento dell’omogeneità del prodotto. Dopo il raffreddamento (in passato si proseguiva il giorno dopo) si effettua la passatura con la “pellicciola”, un particolare setaccio composto da diversi cerchi concentrici di rame e di acciaio, tenuti da raggi e supporto di legno. Attualmente, quasi del tutto soppiantato dallo scontato ma versatile “passatutto”, l’ingegnoso ed efficace strumento tradizionale è comunque ancora reperibile in alcuni mercati paesani. Inoltre, la nostra fonte di notizie sopra citata, ci fa sapere che sono quattro le località che presentano legami particolari con la scrucchiata: Lettomanoppello (Pe), Vittorito (Aq), Miglianico (Ch) e Roseto degli Abruzzi (Te).

Nella Terra Lecti Prope Manoppellum, il cui slogan è L’arte della pietra, il fascino della natura, è possibile apprezzare, oltre a carni saporite, una serie di squisiti formaggi ovini e caprini, dal siero di latte viene realizzata la fallucc antica bontà pastorale, una specie di palla di ricotta croccante e tenera al contempo. Tra i primi piatti da non perdere troviamo le Sagne con ceci e cipolla fritta (pasta fatta in casa, cipolla, guanciale e peperone abbrustolito e tritato) e le Tagliatelle alle noci (fatte in casa impastate con spinaci e uova, condite con gherigli sminuzzati, prosciutto/guanciale e peperoni secchi soffritti). Il centro del pescarese rinomato per la lavorazione della pietra, l’antica arte degli scalpellini tramandata da padre in figlio, è inserito nel Parco nazionale della Majella. Confina con Manoppello, famoso per il santuario del Volto Santo, nel cui territorio comunale troviamo: la chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari risalente al XIII secolo con rimaneggiamenti barocchi; il santuario dell’Iconicella secolo XVI che deve il nome a una piccola icona della Madonna di Costantinopoli; la Grotta di Sant’Angelo in località Vallone, probabilmente abitata da Pietro da Morrone, oggi meta di pellegrinaggi; al confine con il comune di Roccamorice l’eremo di San Bartolomeo in Legio ricostruito sempre dal futuro papa Celestino V, uno dei più evocativi eremi della Montagna Madre che il 25 agosto viene raggiunto da una processione-pellegrinaggio in onore del santo. All’interno vi è una piccola risorgenza d’acqua dalle proprietà ritenute taumaturgiche. L’Abruzzo… salute da bere e da spalmare.