RINCORSA ALLA BICI “PULITA”

By Fabrizio Cerri
Pubblicato il 1 Marzo 2016

Marzo porta la primavera. La primavera le rondini. Le rondini lo sport all’aria aperta, anche se sappiamo benissimo che si gioca e si fa sport anche d’inverno. È dunque e comunque tempo di Sanremo (nel senso di ciclismo: la corsa canora c’è già stata), è tempo di pedivelle e di cambi, di rapporti e di controlli, ahinoi anche di doping. Che ora è pure tecnologico, visto che qualcuno è riuscito a inserire un “motore” nel telaio di una bicicletta. Può sembrare fantascienza, o fantasport, o fantadoping… È purtroppo solo realtà, e nemmeno tanto eccezionale, se vogliamo: perché dove c’è l’uomo ci sono anche i vizi dell’uomo, le sue tentazioni, i continui ricorsi a mascherarle, a mascariarle, come dicono in Sicilia.

Il primo caso di doping tecnologico è stato scoperto in Belgio, in una corsa di ciclocross femminile. E la notizia è spiaciuta molto soprattutto a quanti, non avendo dimenticato il ciclismo di tanto tempo fa, hanno letto il nome del marchio di fabbrica di quella bicicletta contraffatta subdolamente: Wilier, la bici che negli anni quaranta e cinquanta era di Fiorenzo Magni. Hanno “mascariato” un nome, ma non riusciranno a mascariare lo sport, o quanto meno il ricordo di quello sport.

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