RICONCILIAZIONE O PENITENZA
Cari Amici, dopo i sacramenti dell’iniziazione cristiana, il Catechismo della chiesa cattolica parla dei “sacramenti di guarigione”: penitenza e unzione degli infermi. Sono i due sacramenti che ci permettono di fare esperienza della grazia di Dio nel perdono dei peccati e nel ritrovare forza nella debolezza fisica e/o spirituale (YC 224). Iniziamo dal sacramento della penitenza, detto anche della riconciliazione, del perdono, della conversione, della confessione. Certamente ne avrai sentito parlare in questi termini, l’importante, però, è capire la natura e la necessità di questo sacramento, visto che già nel battesimo diventiamo nuove creature e veniamo riconciliati con Dio, grazie a Gesù Cristo: è una verità di fede, ma Dio non ci priva della libertà personale! Ed è proprio nell’uso della libertà, che sperimentiamo la nostra debolezza umana che ci fa tendere al peccato, come ci spiega l’apostolo Paolo (leggi nella lettera ai Romani 7,14-25). Per questo è necessario fare esperienza personale e sempre nuova della necessità e della importanza della riconciliazione, nella confessione.
Caro Amico/a che mi stai leggendo, mi auguro che tu abbia già provato la gioia del sacramento che rinnova l’impegno della vita da cristiano. Ma se hai ancora qualche dubbio, dal momento che oggi la confessione sembra non fare più tendenza, soprattutto tra le giovani generazioni, ti ricordo anzitutto che è un sacramento stato istituito da Gesù Cristo. Il giorno di Pasqua apparve ai suoi apostoli dicendo loro: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati (Gv 20,22-23) (YC 226). Papa Francesco ci ricorda spesso come il sacramento del perdono ci permetta di fare esperienza della misericordia di Dio Padre, come quella del Padre misericordioso della parabola raccontata nel vangelo di Luca al capitolo 15: un’icona sostanziale che deve accompagnare il nostro desiderio di accostarci alla confessione. Quando andiamo da un sacerdote e ci confessiamo, ci gettiamo al collo di Dio Padre (YC 227). Solo Gesù, Figlio di Dio, ha potuto dire: i tuoi peccati ti sono rimessi (Mc 2,5) e ora solo i sacerdoti lo possono continuare a dirlo perché autorizzati da Cristo mediante la chiesa. Quante volte ho sentito giovani affermare: io mi confesso direttamente con Dio! Perché devo andare da un prete che, in fondo, è un uomo come me? Io vi dico che Gesù stesso ha autorizzato gli apostoli, affidando loro un ministero tanto importante; inoltre, rendiamoci conto che nella confessione noi sperimentiamo, in un certo modo, la grande verità dell’incarnazione: e mi spiego. Anche Dio avrebbe potuto rinnovare la sua alleanza con l’umanità come ha già fatto tante volte nell’Antico Testamento. Eppure ha scelto la via dell’incarnazione, ha voluto diventare in tutto simile a noi, in Gesù Cristo suo Figlio, che, pur non avendo commesso alcun peccato ha preso su di sé tutti i nostri peccati morendo in croce. Nello stesso tempo ha chiesto, a quanti ha incontrato nella sua vita terrena, di manifestare il pentimento del male commesso. In altre parole, ancora oggi ognuno di noi è chiamato a confrontarsi con l’amore infinito di Dio, nell’incontro sacramentale con un sacerdote che ci accoglie per farci percepire l’abbraccio del Padre misericordioso: davanti a tanto amore dovremmo provare un vero dolore per poterci pentire dei nostri peccati. Quanto più l’uomo scopre e si avvicina a Dio che è luce, tanto più emerge il buio del suo cuore. Dio è luce che illumina e sana, solo il pentimento ci permette di entrare in questa luce, lasciandoci veramente illuminare e recuperiamo la salvezza. (YC 229) Scriveva un Padre della chiesa. La penitenza è il secondo battesimo, il battesimo delle lacrime (Gregorio di Nazianzo). Ed è necessario chiarire, qui, cosa si intende per penitenza. Essa non può essere ridotta a una serie di preghiere da recitare dopo la confessione, come segno di richiesta di perdono e di ringraziamento a Dio. La penitenza è l’espressione di gesti concreti del pentimento per il male commesso che si trasformano in gesti di amore verso il prossimo, di preghiera, di digiuno e di aiuto ai poveri. Così il cammino penitenziale acquista veramente il volto di chi vuole allontanarsi dal male per operare il bene. (YC 230) A questo punto ricordo che per una buona confessione è essenziale fare un buon esame di coscienza, non solo per riconoscere pensieri e azioni da evitare, ma anche per impegnarsi fermamente a voler cambiare vita. Recarsi da un sacerdote per la confessione dei propri peccati, fare un proposito chiaro e ricevere l’assoluzione. Caro Amico/a molte sarebbero ancora le riflessioni da proporre in merito, ma per ora quanto detto potrà aiutarti a riscoprire la bellezza di un incontro che aiuta a vivere con gioia la relazione con il Signore e sentirsi da lui amati e sostenuti nella lotta contro il male. Con l’aiuto del confessore potrai scoprire personalmente la gioia e la bellezza della misericordia che Dio riserva a ciascuno, quale Padre misericordioso e fedele. Non avere paura, il Signore ti aspetta!