Di questo rapporto i padri conciliari trattano nel numero 25 del presente documento conciliare; un discorso che non poteva essere tralasciato, dato che clero e laici, in seno soprattutto alle chiese locali o parrocchie, collaborano fianco a fianco in molte attività pastorali.
Quello che, in proposito, i padri conciliari hanno da dirci è di estrema semplicità e di grande utilità allo stesso tempo. Sotto questo profilo dobbiamo convenire che il concilio Vaticano II non ha perduto affatto tutto lo smalto che aveva all’inizio
Un primo richiamo ai vescovi e ai preti
“I vescovi, i parroci e gli altri sacerdoti dell’uno e dell’altro clero, ricordino che il diritto e il dovere di esercitare l’apostolato è comune a tutti i fedeli sia chierici sia laici, e che anche i laici hanno compiti propri nell’edificazione della Chiesa”.
Un richiamo di questo genere sta a indicare che per i padri conciliari era ed è molto importante che gli ecclesiastici siano seriamente intenzionati a rispettare non solo l’identità dei fedeli laici, derivante dal loro battesimo, ma anche il loro ruolo dentro la Chiesa, sia parrocchiale sia diocesana.
Qui non solo si richiama il diritto-dovere di cui abbiamo già ampiamente trattato, ma anche i “compiti propri” che i laici hanno nella edificazione della Chiesa. Deve perciò cadere negli ecclesiastici ogni tentazione o pretesa di avere l’esclusiva dell’apostolato. Se non vedo male, di un richiamo come questo hanno bisogno anche oggi tutti gli ecclesiastici che hanno la responsabilità di condurre una comunità ecclesiale.
Necessità di preti specializzati
Per formare i fedeli laici a questo compito immane e per assistere le loro associazioni il concilio raccomanda che siano scelti preti bravi, competenti “idonei e convenientemente formati per aiutare le speciali forme di apostolato dei laici”.
Questi sacerdoti hanno il compito di rappresentare la gerarchia, di favorire le opportune relazioni dei laici con il vescovo, di coltivare la vita spirituale e il senso apostolico dei laici, di assisterli con il loro sapiente consiglio e di instaurare con loro un continuo dialogo. Tutti compiti molto importanti, che richiedono non solo una preparazione remota, ma anche una prossima, direttamente attinente l’associazione affidata loro.
Lo scopo di tutto questo è “rendere più fruttuosa l’azione apostolica e di promuovere lo spirito di unità all’interno dell’associazione medesima, come pure fra essa e le altre”. Non è fuori luogo rilevare che a questi sacerdoti si richiede anche una formazione umana ineccepibile, tale da renderli uomini forti e saggi, che si raccomandano anche per quelle virtù che devono caratterizzare un apostolo doc (vedi Filippesi 4, 8-9; 1 Tessalonicesi 4, 8-12).
Una parola finale ai religiosi
“I religiosi, infine, sia frati che suore, abbiano stima delle opere apostoliche dei laici; secondo lo spirito e le norme dei loro istituti, si dedichino volentieri a promuovere le opere dei laici; procurino di sostenere, aiutare, completare i compiti del sacerdote”.
Il contributo dei religiosi/religiose alla pastorale dei laici può essere determinante: non solo nelle parrocchie che sono rette da religiosi o nelle quali c’è la presenza delle suore, ma in genere anche nelle altre. È loro prerogativa tenere viva nella comunità lo spirito delle beatitudini evangeliche e di dare fulgido esempio di una vita tutta dedita al Signore, mediante l’esercizio sereno e concreto dei consigli evangelici di obbedienza, castità e povertà.
In particolare è compito dei religiosi/e ricordare ai laici l’orientamento escatologico della vita cristiana (vedi il documento conciliare sulla vita religiosa Perfectae caritatis) cioè di richiamare la necessità di vivere un certo distacco dai beni terreni, che sono caduchi e passeggeri, per mostrare il proprio desiderio dei beni celesti, che sono duraturi ed eterni.
Il generoso contributo dei fedeli laici
Mi riferisco a quanto accade in seno alla maggior parte delle comunità parrocchiali di nostra conoscenza. Infatti tutti possiamo constatare come spesso i sacerdoti responsabili della pastorale parrocchiale non sono in grado di svolgere tutti i doveri che le sono annessi e connessi: per questo essi necessitano dell’aiuto di non pochi fedeli laici, donne e uomini, che in effetti si dichiarano disponibili e pronti alla collaborazione e alla corresponsabilità. A ben considerare non è solo una fortuna, questa, ma è anche e soprattutto una grazia del Signore, il quale non cessa mai di suscitare nella sua Chiesa vocazioni differenziate al servizio ecclesiale.
Parole di Giovanni Paolo II
“Alle soglie del terzo millennio, la Chiesa tutta, pastori e fedeli, deve sentire più forte la responsabilità di obbedire al comando di Cristo… I fedeli laici devono sentirsi parte viva e responsabile in questa impresa, chiamati come sono ad annunciare e a vivere il Vangelo nel servizio ai valori e alle esigenze della persona e della società”.