Ciascuna disciplina sportiva, a differenza di quanto accadeva in un passato neppure tanto lontano, dipana ormai i suoi appuntamenti lungo tutto l’arco temporale dell’anno: che non è più agonistico, come si diceva una volta, ma è totale, full time. Fa forse eccezione, ma sempre in parte, il ciclismo, la cui stagione agonistica va dalla primavera all’autunno, in questi mesi riservando e concentrando, per lo più sulle strade della “vecchia” Europa, le sue gare più intense e appassionanti, dalle classiche in linea – a cominciare dalla classica di apertura per eccellenza, la Milano-Sanremo – ai grandi appuntamenti a tappe, Giro d’Italia e Tour de France ovviamente su tutte. Forse è stato proprio per questo rincorrersi che lo sport, inteso globalmente come compendio di tutte le discipline, ha smarrito la sua vecchia identità di momento ludico, di divertissement, di passatempo, per configurarsi ora come una vera e propria attività “industriale” a tutto campo. Questo rincorrersi ha naturalmente spalmato nel tempo, e nello spazio, la disputa dei campionati: una volta c’erano i campionati (erano gli Assoluti, allora così etichettati), poi sono stati “inventati” i campionati invernali, e poi ancora quelli primaverili, per arrivare infine ai campionati di categoria, un appuntamento dal sempre crescente successo, e sempre con rinnovati consensi. Come abbiamo personalmente constatato a Riccione in occasione dei campionati di categoria di nuoto, specialità “salvamento”, una nicchia di antica costituzione (è nata ad Ancona nel settembre 1899…) che sta riappropriandosi di un ruolo che merita – in un paese molto meno marinaio di quanto geograficamente sembri – ben altri spazi, altre attenzioni. Il nuoto per salvamento (questa la dizione ufficiale come indicato dalla Federnuoto) si è dunque ritrovato in riva all’Adriatico, per tre giorni di gare che hanno visto scendere in piscina quasi mille e trecento atleti, per una novantina di società. E sono stati campionati arricchiti da un record europeo e ben tredici primati italiani. Tra questi merita una segnalazione quello stabilito da Lucrezia Fabretti (al centro nella foto) nei 100 manichino pinne categoria ragazze (57”81), a 83 centesimi dal primato europeo della categoria cadette (56”58). Ricordiamo che nella categoria ragazze rientrano atlete di 12-14 anni; nelle cadette, atlete di 16-18 anni. Spulciando tra quelle classifiche, abbiamo scoperto alcuni nomi celebri, Chiellini e Rivera, Vianello e De Filippo, Boccaccio e Canova, Carraro e Caruso: omonimie, certamente, mentre c’è da ipotizzare una qualche parentela tra il Gilardi (Federico) vincitore di tre medaglie gareggiando per la Sa.Fa. di Torino e il Gilardi (Giuseppe) che ricordo anni addietro presidente Libertas del Piemonte. Come è facile ipotizzare una qualche parentela dell’Ormezzano della Sa.Fa. Torino plurivincitore a Riccione con quel Gian Paolo, apprezzato e valentissimo collega in giornalismo, non solo sportivo è giusto aggiungere. Della serie, possiamo concludere, che buon sangue non mente.
RAGAZZE IN GAMBA
