Caro padre, lei sa meglio di me che la stampa devozionale oggi è molto abbondante e non sempre di qualità. Vengono proposte sempre nuove devozioni, novene e coroncine varie. Mi faccia capire, padre, che differenza c’è tra la preghiera e le preghiere, tra la devozione e le devozioni. recente abbonata
Spesso Gesù nel vangelo esorta la gente a “pregare senza stancarsi mai” (Lc 18,1), ma subito dopo precisa che “non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli” (Mt 7,21). La preghiera primariamente è un dialogo che si instaura tra noi e Dio. È un incontro, cioè, vicinanza e contatto con la possibilità di interscambio di sentimenti. È un incontro personale: Dio, cioè, è l’altro che interpelliamo come un tu, che ci prende in considerazione e ci capisce, disposto a parlarci e a esaudirci. Con la preghiera si esprime il proprio amore, dove amore significa prendere insieme la stessa direzione. La preghiera liturgica in modo particolare ha lo scopo di educare i fedeli a guardare nella stessa direzione di Dio e si impegnino a costruire il regno fra gli uomini.
Oltre alla liturgia, che ha il suo culmine nella messa, la preghiera cristiana conosce anche espressioni più personali e private che tengono conto delle diverse sensibilità individuali e culturali. Ci sono, poi, manifestazioni di fede che sono alla base della cosiddetta “pietà popolare”. Tutte le espressioni di fede sono legittime solo se sono ispirate alla liturgia e a essa conducono. Sono fondate sulla parola di Dio e non distoglie dall’impegno di diffondere i valori evangelici. La preghiera, dunque, è espressione del proprio amore verso Dio, le preghiere sono i modi di detta espressione. La devozione è un atteggiamento interiore, le devozioni sono modi espressivi di questa.