Il nostro Paese, credo si possa dire ragionevolmente, è il più bello del mondo. Ma oggi non ci vogliamo soffermare sulle sue bellezze artistiche, architettoniche e culturali. No, vogliamo fare riferimento a quelle che sono le sue bellezze naturali: mari, monti, colline, campagne che ne fanno un Paese unico. Ma a fronte di tale generosità e bellezze che ci sono state donate, dobbiamo, purtroppo, aggiungere altre questioni che lo caratterizzano come un Paese dotato anche di grande fragilità. Lo abbiamo costatato già da moltissimi anni: eventi sismici, esondazioni, frane, siccità e bombe d’acqua hanno procurato danni gravissimi a strutture nel territorio e purtroppo anche mortalità tra i nostri concittadini coinvolti in tali eventi. Tutt’ora ne siamo coinvolti con gli ultimi accadimenti di esondazioni e di bradisismo nel nord come nel sud del Paese. Bisogna riconoscere che questi eventi se da un lato hanno messo in luce la grande solidarietà che da sempre pervade i nostri concittadini, dall’altro hanno procurato danni per decine e decine di miliardi, sia per la necessaria assistenza che per la doverosa ricostruzione dei danni subiti.
Tuttavia, una volta per tutte, dobbiamo prendere atto di questa situazione e cambiare completamente il nostro agire nei confronti di tutto ciò. Oltretutto il nostro Paese, anche a causa della sua collocazione geografica, subisce ancor di più le conseguenze, ormai certe, delle ricadute negative del cambiamento climatico in atto da anni. Allora non dovremmo più pensare e agire solo per attuare le “ricostruzioni” dei danni subiti, ma modificando radicalmente il nostro paradigma negli interventi che devono essere realizzati.
La nostra nuova visione deve essere quella di agire, e rapidamente, verso attività di “Prevenzione generale e di costruzioni preventive”, che siano funzionali a tal senso. Agire e investire, quindi, sulle nostre case con sistemi antisismici, costruire bacini di contenimento e dragaggi dei fiumi per evitare esondazioni, costruire invasi per la raccolta di acqua piovana da utilizzare in caso di siccità, utilizzare modelli agricoli e implementare la forestazione sui territori abbandonati per evitare frane assai ricorrenti, in assenza di ciò. Queste dovrebbero essere le priorità che i nostri governi, a tutti i livelli istituzionali, dovrebbero affrontare e realizzare.
Insomma, non è meglio spendere prima quelle ingenti risorse utilizzate, anziché adoperarle per la necessaria opera di ricostruzione e assistenza, evitando soprattutto le tante vittime oltre ai danni economici? Ma c’è di più: una simile operatività, non solo difende le attuali popolazioni, ma consegnerà un Paese migliore alle future generazioni, che sono i nostri figli e i nostri nipoti.