PRETI E LAICI UNITI NELLA STESSA LODE

CINQUANT’ANNI DI CONCILIO
By Carlo Ghidelli
Pubblicato il 2 Novembre 2014

L’UFFICIO DIVINO FONTE DI PIETÀ Poiché l’ufficio divino, in quanto preghiera pubblica della chiesa, è fonte di pietà e nutrimento della preghiera personale, si supplicano nel Signore i sacerdoti e tutti gli altri che partecipano all’ufficio divino di fare in modo che, nel recitarlo la mente concordi con la parola (mens concordet voci); per meglio raggiungere tale scopo si procurino una più ricca istruzione liturgica e biblica, specialmente riguardo ai salmi (SC 90). Fonte di pietà e nutrimento della preghiera: è come dire che tutta la vita cristiana può trovare nella preghiera dei salmi un sostengo valido e uno stimolo continuo. Provare per credere, verrebbe spontaneo dire. In effetti chi ha iniziato a pregare con i salmi e ha sperimentato la dolcezza di questo modo di pregare, non se ne stacca più. La mente concordi con la voce: è condizione indispensabile perché la preghiera possa produrre i suoi benefici effetti. Non si pretende certo che in ogni istante si abbia a seguire i pensieri espressi dal salmo; ma si richiede che il nostro cuore vibri all’unisono con il cuore della chiesa-sposa, che con la lode manifesta ed esprime il suo amore per Gesù. Anche l’invito finale merita di essere messo in rilievo: occorre sottoporsi ad una disciplina ferrea, che consiste nel curare la nostra istruzione in fatto di liturgia e di bibbia. Cosa possiamo fare in merito?

Nessuno può negare che uno dei frutti più belli del concilio Vaticano II sta nell’accentuato avvicinamento tra preti e laici. Questo si sta avverando sempre più a livello pastorale, ma indubbiamente trova la sua giustificazione teologica nella comune dignità di figli di Dio e di membri della chiesa. Il fatto che anche a livello di preghiera ufficiale della chiesa preti e laici siano accomunati nella partecipazione al “sacrificio della lode” non può sfuggire alla nostra attenzione; al contrario ci riempie di gioia e di riconoscenza verso la chiesa che ai suoi figli e figlie offre il lauto pasto della preghiera salmica.

PREGARE NELLA COMUNITÀ Poiché l’ufficio divino è voce della chiesa, ossia di tutto il corpo mistico che loda pubblicamente Dio, si esortano i chierici non obbligati al coro e specialmente i sacerdoti che vivono o si trovano insieme, a recitare in comune almeno qualche parte dell’ufficio divino (SC 99).

Sembra di capire che pregare i salmi insieme, cioè nel vincolo di una riunione fraterna, tanto più nel contesto vitale di una celebrazione liturgica. aiuta a crescere nello spirito comunitario. Come avviene questo? Anzitutto per la forza della parola che amalgama i cuori: essa penetra nella vita di coloro che le prestano ascolto, li mette in sintonia con colui che parla e tra di loro. Così nasce quello spirito comunitario che tiene spiritualmente uniti i membri di una parrocchia.

Quello che va sottolineato è il motivo addotto dai padri conciliari: “Poiché l’ufficio divino è voce della chiesa, ossia di tutto il corpo mistico”. Si deduce che a fomentare la nostra comunione fraterna non è tanto il nostro ritrovarci per uno scambio dei doni che abbiamo ricevuto e neppure lo sforzo di smussare certe spigolosità che pure rendono problematiche le nostre relazioni interpersonali, quanto piuttosto il dono di luce e di grazia che si sprigiona dalla parola meditata e dall’eucaristia partecipata. Dobbiamo pure rilevare che c’è una certa differenza tra il pregare privato e il pregare in comunità, per questo vale la pena fare anche qualche sacrificio e recarsi in chiesa per condividere con altri fratelli e sorelle nella fede la gioia della preghiera ufficiale della chiesa.

 

L’UFFICIO DIVINO È ANCHE PER I LAICI I pastori d’anime procurino che le ore principali, specialmente i vespri, siano celebrate in chiesa con partecipazione comune, nelle domeniche e feste più solenni. Si raccomanda che pure i laici recitino l’ufficio divino o con i sacerdoti o riuniti tra loro, o anche da soli (SC 100).

Questo riconoscimento dev’essere messo in risalto, perché talvolta si sente dire che pregare con i salmi è dovere e ufficio solo dei preti, dei monaci e delle persone che hanno abbracciato una vocazione di speciale consacrazione. Non è vero, parola del concilio! Lo possono testimoniare ormai molti laici, donne e uomini, che hanno intrapreso questa bella esperienza in seno alle loro comunità di riferimento.

Se questa opinione circola ancora in certi ambienti è segno che i pastori d’anime non hanno presentato con sufficiente chiarezza e con altrettanta forza l’insegnamento del Vaticano II. Certo, pregare con i salmi non può diventare la preghiera tipica dei laici; e tuttavia essi possono attingere dai salmi tanta ispirazione per la testimonianza che essi devono dare al mondo nel quale vivono.

I padri conciliari raccomandano almeno la recita dei vespri, ma noi sappiamo che è molto importante anche la recita comunitaria delle lodi mattutine, come del resto avviene in non poche chiese parrocchiali. L’esperienza insegna che se i preti ci credono anche i laici, almeno quelli più sensibili, rispondono con generosità.

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