POVERTÀ E USURA
Lì dove crescono povertà e indebitamento si annida e prospera il drammatico fenomeno dell’usura. Non ci sarebbe nulla di nuovo nell’aberrante circolo vizioso della povertà se non fosse per il repentino e mimetico avvicinamento delle organizzazioni criminali al mondo dell’imprenditoria. In modo particolare di quella composta da piccoli artigiani, negozianti e partite Iva.
Intendiamoci, si tratta di un impoverimento relativo che non riguarda direttamente le famiglie che pure accusano un crescente indebitamento. Al 31 dicembre 2021 il debito delle famiglie abruzzesi ammontava a 9.286 miliardi di euro, l’1,5% in più rispetto al 2019, per un importo medio per nucleo familiare di 16.855 euro. Numeri che seppure destino preoccupazione tuttavia sono inferiori rispetto alla media nazionale. Il problema è un altro. L’aumento esponenziale dei rincari del costo dell’energia colpisce le famiglie, è vero, ma si abbatte con più veemenza sulle attività produttive. Soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni. Lavoratori autonomi che si indebitano per poche migliaia di euro, ma nel giro di qualche mese si trovano nella condizione di non poter restituire il debito e gli interessi aumentano spaventosamente. Sono queste le realtà più a rischio.
Nel giro di qualche mese chi rimane avvinghiato in questo abbraccio letale si trova costretto a cedere l’attività. Gli imprenditori che rimangono prigionieri di questo malavitoso meccanismo hanno paura di denunciare gli strangolatori e, pertanto, il fenomeno ha un andamento carsico di difficile individuazione da parte delle forze dell’ordine. Le denunce sono poche e non permettono di svelare la dimensione reale dell’incidenza della criminalità nel subentro nelle attività produttive. Il sospetto più che ipotetico è quello che il fenomeno si sia accentuato negli ultimi anni, a partire dalla crisi economica del 2008. Nessun territorio italiano, ormai, è immune. Non esistono più isole felici. La malavita organizzata, che può disporre di immense risorse di liquidità, ha trovato la strada per ripulire i proventi ingenti delle loro attività criminose. Lo fa con l’acquisizione delle attività artigianali, commerciali, del tempo libero, della ristorazione, del turismo dopo aver strangolato con interessi da capogiro gli imprenditori in difficoltà. Occorrerebbe incentivare il ricorso al “Fondo per la prevenzione” dell’usura. Uno strumento poco utilizzato, sia perché è poco conosciuto ai più, sia perché dispone di scarse risorse economiche.
Lo Stato dovrebbe intervenire con massicce dosi di liquidità, altrimenti molte imprese cadranno nelle mani delle organizzazioni criminali.
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