POS OBBLIGATORIO CHE CAOS

Intanto spieghiamo ai non addetti ai lavori che cos’è il Pos. L’acronimo significa letteralmente Point of sale e sta ad indicare quel dispositivo elettronico che consente di accettare i pagamenti elettronici tramite carte di credito, di debito (bancomat) e prepagate. Tale disposizione è stata introdotta per contrastare l’evasione fiscale, per dare un contributo alla trasparenza, cancellando i pagamenti in nero, ma anche per semplificare la vita ai consumatori. Ne fanno parte nella lista le seguenti categorie: l’idraulico, l’elettricista, il falegname, dentista, parrucchiere, l’avvocato e il notaio.

L’obbligo di registrare i pagamenti con Pos scatta per tutti gli importi superiori a 30 euro. Trattasi di provvedimento entrato in vigore dallo scorso 30 giugno con il decreto legge 179/2012, noto anche come Decreto crescita 2.0 o Decreto sviluppo bis.

Ma come tutte le cose all’italiana, fatta la legge trovato l’inganno. Per gli inadempienti, infatti, non sono previste sanzioni. Ci si augura, però, che in un secondo momento il legislatore pensi anche alle sanzioni da introdurre, poiché altrimenti questa legge sarà inutile.

La misura introdotta, nata con la buona intenzione di contrastare l’evasione fiscale e restare al passo con l’Eurozona, ha suscitato tuttavia non poche polemiche da parte delle categorie interessate, poiché la si ritiene una norma insensatamente vessatoria e costosa. Il tema, sollevato da Federconsumatori e Adusbef, riguarda l’eventuale rischio che i costi per dotarsi di Pos e per la gestione degli strumenti che ricevono pagamenti elettronici vengano scaricati sui cittadini. “La misura rappresenta un grande passo avanti in termini di tracciabilità dei pagamenti e lotta all’evasione, nonché un ampliamento e un’agevolazione a favore del cittadino – affermano le due associazioni – La circolazione di meno contanti rappresenta, inoltre, un elemento di maggiore sicurezza, sia per il cittadino che per l’esercente. Ci auguriamo, però, che i costi ancora eccessivamente onerosi per dotarsi degli strumenti atti a ricevere pagamenti in moneta elettronica non siano scaricati in alcun modo sui prezzi e sulle tariffe”.

In realtà, chiunque effettui attività di vendita di prodotti e servizi con bancomat, rispetto al contante infatti, non solo ha un costo fisso ma anche un costo in percentuale al prodotto venduto. I negozianti e professionisti potrebbero così aumentare prodotti e prestazioni per rifarsi della “gabella medievale” penalizzando i consumatori.

Vediamo allora nel concreto il Pos obbligatorio, cosa prevede.

Si applica a coloro che nell’anno precedente hanno fatturato oltre 200 mila euro e solo per le attività svolte all’interno degli esercizi e degli studi: sono queste le principali novità previste per l’obbligo dei pagamenti con strumenti tracciabili per i professionisti nello schema di decreto messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico.

Nel regolamento si prevede che l’obbligo del Pos scatti solo per importi superiori ai 30 euro e trova applicazione solo per i pagamenti effettuati all’interno dei locali destinati allo svolgimento dell’attività di vendita o di prestazione di servizio, ed esclusivamente nel caso in cui il fatturato del soggetto che effettua l’attività sia superiore a 200mila euro. Condizione, quest’ultima, valevole però solo nella prima fase di applicazione, ossia a partire dallo scorso luglio. Decorsi sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il limite potrà essere ridotto.

Dal 29 luglio scorso, invece, è diventato operativo un decreto emanato dal ministero delle Finanze che prescrive una serie di condizioni utili a rendere più competitivo – applicando anche uno sconto agli esercenti per le transazioni di piccola entità – il sistema degli intermediari finanziari, cioè i circuiti di pagamento Pagobancomat, Visa, Master-card, American Express e le banche emittenti di carte di credito e di debito.                              brunoscarano@alice.it