PIÙ FORTI DELLA DISCRIMINAZIONE E DELL’ISOLAMENTO
“È importante che le istituzioni e la Rai sostengano e supportino le persone fragili e i loro cari, per favorire una crescita di tutti e per tutti. Solo facendo squadra – afferma Paola Severini Melograni – diventa possibile cambiare il paradigma di comunicazione e culturale della nostra nazione”
Consapevolezza sull’autismo. Questo è l’obiettivo della Giornata mondiale in programma il 2 aprile e istituita nel 2007 dall’Assemblea generale dell’Onu. Una ricorrenza importante che richiama l’attenzione di tutti noi sui diritti delle persone nello spettro autistico. Una giornata dove condividere e usare le varie esperienze per aiutare gli altri. Oppure soffermarsi su un qualcosa che ci sembra così lontano, che non potrebbe mai arrivare a “disturbare” la nostra esistenza. Eppure sono tanti i bambini che accusano disturbi che riguardano la sfera del neurosviluppo. Attenzione, però, non parliamo di bambini diversi, come frequentemente si tende a etichettare chi è affetto da tale disturbo, bensì di bambini che hanno un modo di comunicare che è differente. Le parole sono importanti, di conseguenza sarebbe bene riflettere sui termini che usiamo, ancor di più quando ci sono di mezzo i più piccoli.
Solitamente, afferma la scienza, i primi sintomi possono manifestarsi intorno ai 2-3 anni e sono estremamente variabili, sia per entità, sia per gravità. E tra i sintomi più comuni troviamo il ritardo nello sviluppo del linguaggio, la ripetizione frequente di parole o frasi, il disinteresse verso qualsiasi forma di interazione sociale, lo sviluppo sopra la norma di potenziale cognitivo, memoria, capacità di calcolo, abilità musicali e matematiche, eccessiva sensibilità a luci intense e suoni acuti e la mancanza di coordinazione nei movimenti.
La diagnosi, come affermano ancora gli esperti, purtroppo spesso arriva in ritardo, intorno ai 6 anni, quando il bambino inizia a frequentare la scuola e quindi manifesta le prime difficoltà. Sarebbe molto importante, invece, effettuare una diagnosi precoce, attorno ai 2 anni, in maniera da attivare per tempo interventi terapeutici.
Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale per i disturbi dello spettro autistico, riferiti allo scorso anno, 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenta un disturbo con una prevalenza maggiore nei maschi, che sono colpiti 4,4 volte in più rispetto alle femmine. Naturalmente, non parlando di malattia, in commercio non ci sono farmaci in grado di curare il disturbo. A proposito, proprio recentemente è riesplosa la polemica sull’aggiornamento delle linee guida dello spettro autistico in età evolutiva. Il documento, ancora da pubblicare a titolo definitivo e rendere operative dall’Istituto Superiore di Sanità, prevede, tra le varie cose, l’autorizzazione all’utilizzo degli antipsicotici e degli psicofarmaci ai bambini. Un argomento delicato che alcune associazioni contestano.
Naturalmente, al di là di eventuali ausili farmacologici, c’è da mettere in primo piano i benefici generati da una serie di attività strutturate per il sostegno delle autonomie personali, delle abilità comunicative e relazionali, dell’ampliamento del gioco individuale e condiviso, come ad esempio la Pet Terapy, passatempi interattivi divertenti, l’insegnamento delle parti del corpo.
Riguardo le cause, poi, la scienza, pur facendo passi in avanti, come ad esempio la scoperta di un nuovo gene a opera del Progetto multicentrico internazionale coordinato dall’università di Torino, non è ancora riuscita a dare una risposta completa e definitiva. La gran parte dei ricercatori, comunque, è d’accordo nell’affermare che possano esserci cause genetiche ma che alla comparsa di questa patologia concorrano ancora cause neurobiologiche e fattori di rischio ambientali.
Appare evidente, allora, che parlarne nel giusto modo e soprattutto con parole inclusive e intelligenti, è fondamentale. In questa direzione senza dubbio occupa una posizione di rilievo O anche no, il seguitissimo programma televisivo di Rai 3 condotto dall’impareggiabile Paola Severini Melograni, icona del cosiddetto Terzo settore. Una vita a fianco di associazioni ed enti privati che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività solidaristiche e di utilità sociale. E così, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, O anche no si è tinta metaforicamente di blu, il colore che risveglia sicurezza e bisogno di conoscenza scelto dall’Onu in occasione dell’istituzione della Giornata. “Abbiano dedicato – ci dice Paola Severini Melograni – una puntata speciale di 40 minuti, in onda qualche giorno prima, il 31 marzo (è possibile rivederla su Rai Play, ndr), per promuovere attenzione al rispetto dei diritti delle persone nello spettro autistico. Come sempre la trasmissione vuol contribuire a contrastare la discriminazione e l’isolamento di cui sono spesso vittime le persone autistiche e le loro famiglie, mettendo così in risalto storie positive, come già in passato è capitato con realtà come PizzAut (giusto per citarne una), o come, più recentemente, con Teatro8, Associazione di promozione sociale che svolge attività di formazione nell’ambito dello spettacolo e ha al suo interno il primo laboratorio di doppiaggio in Italia dedicato ai ragazzi e alle ragazze con Asperger e disturbi dello spettro autistico ad alto funzionamento”.
L’obiettivo della trasmissione, dunque, è quello di provare a diffondere conoscenza, per migliorare la qualità della vita delle persone autistiche.
“Dedicare spazi, risorse e tempi a finestre come questa – sottolinea ancora Paola Severini Melograni – non significa dare spazio ‘solo’ a un programma televisivo o a protagonismi, come spesso accade in televisione, ma mostrarsi vicini ai bisogni di circa 700mila famiglie italiane che hanno quotidianamente a che fare con l’autismo, in maniera diretta o indiretta. A volte anche i numeri possono parlare: in tre anni di trasmissioni, O anche No ha ospitato e intervistato infatti più di quaranta associazioni che si occupano di persone con spettro autistico provenienti da tutta Italia. E comunque non basta ancora, perché ancora tanto c’è da raccontare e tante battaglie da fare. È importante però che le istituzioni di questo Paese e la Rai – l’istituzione culturale d’Italia per eccellenza – sostengano e supportino le persone fragili e i loro cari, per favorire una crescita di tutti e per tutti. Solo facendo squadra diventa possibile cambiare il paradigma di comunicazione e culturale della nostra nazione”.
O anche No è diventato un vero e proprio punto di riferimento per milioni di persone che vivono quotidianamente a contatto con la disabilità. Tutto questo è reso possibile grazie all’intelligenza di chi è sul ponte di comando, all’impegno della redazione e al supporto dell’eccezionale mondo dell’associazionismo. Forse, per facilitare il tutto, la Rai dovrebbe ripensare l’orario di messa in onda delle trasmissioni (23.30…) e magari ampliare gli spazi. D’altra parte la Rai è o no di tutto, di più?