PICCOLA-GRANDE GENEROSITÀ PER AMATRICE

Bodgaun del Nepal
By Catia Di Luigi
Pubblicato il 2 Dicembre 2016

Gesù vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: “In verità vi dico, questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Costoro infatti hanno offerto del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere” (Luca 21,1-4)

Una donazione simbolica, che unisce due luoghi lontani duramente piegati dal terremoto. Sono solo mille euro, ma valgono molto di più. Una goccia d’oro quella che raggiunge Amatrice, uno dei comuni più colpiti dal terremoto che lo scorso 24 agosto ha messo in ginocchio il centro Italia causando la morte di 299 persone, da Bodgaun, paese di 2300 anime sperduto sulle pendici dei monti del Nepal centrale, a 70 km da Kathmandu, vittima a sua volta del terribile terremoto del 25 aprile dello scorso anno, che ha fatto più di diecimila vittime.

Protagonisti di questa bella pagina di solidarietà sono gli abitanti del piccolo villaggio nepalese che vivono, o meglio sopravvivono, con poco più di due euro al giorno.

Dopo aver appreso la notizia del terremoto dello scorso 24 agosto nel centro Italia hanno deciso, attraverso la fondazione Jay Nepal (Risorgi Nepal), di raccogliere una somma di denaro da destinare ad Amatrice. Alla colletta, gli abitanti di Bodgaun hanno partecipato con straordinario spirito di generosità. Tutti, non avendo nulla di superfluo, hanno donato più di quello che avrebbero. Ed è stata raggiunta la cifra di circa mille euro. Chi ha donato non ha pensato a quanto possiede, ma alla sofferenza della popolazione.

Attraverso la fondazione dell’associazione Jay Nepal, Alberto Luzzi, imprenditore romano, ha voluto trasformare un paese di majhi, gli intoccabili, in un villaggio modello, per dimostrare che anche i più svantaggiati ce la possono fare. Oggi Bodgaun, che ha la sua scuola, un programma agricolo seguito da studenti universitari, una squadra sportiva e a breve un centro medico, vuole restituire qualcosa all’Italia che le ha ridato speranza e la possibilità di rinascere.

Subito dopo il sisma gli abitanti del piccolo centro montano hanno mandato le loro preghiere e i loro incoraggiamenti all’Italia tramite Facebook: We know how you feel! Come on Italy, you can do it (sappiamo come vi sentite! Coraggio Italia, potete farcela)!!!

Hanno rivissuto nella loro memoria la devastazione cui sono sopravvissuti e hanno subito voluto fare qualcosa. E così che accanto ai potenti del mondo si è affiancato il Nepal, un paese molto povero, ma pieno di dignità umana.

Parte la colletta, tutti danno più di quello che potrebbero, perché tra i majhi non esiste il superfluo, ma raggiungono l’incredibile cifra di 90.000 rupie, pari allo stipendio medio di un anno. Un’operatrice sociale dona da sola 13.000 rupie, quasi due mensilità mentre la nuova squadra di calcio riceve una donazione di 35.000 rupie e ne devolve la metà. Fanno un totale di mille euro, una cifra grossa per chi vive con due euro al giorno, che gli amici nepalesi desiderano dare per la ricostruzione della scuola amatriciana.

Si parla direttamente col comune e la scuola, perché questo gesto generoso possa dare inizio a un gemellaggio di anime nella condivisione, quanto mai compresa, di una tragedia da cui ci si vuole solo risollevare.

Mille euro preziosissimi, perché porteranno con loro anche una coscienza solidale, la stessa coscienza a cui si richiamava san Gabriele il 31 dicembre 1859 quando raccomandava al padre Sante la devozione a Maria: “Fate ad onor suo dell’elemosina, né valga il dire la carestia dei viveri, le circostanze o che so io; innanzi a Dio se uno ha da alimentare senza gran discapito il fratello e non lo soccorre, non valgono queste scuse, anzi tali circostanze sono di sprone a far bene ai bisognosi; se tutti traessero fuori tali scuse i poverelli morirebbero di fame”.

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