PIATTI VUOTI
Le famiglie che chiedono aiuti alimentari sono cresciute del 30%. Il vero problema è la mancanza di un reddito adeguato, a causa di disoccupazione o lavori precari, intermittenti, sottopagati
A quasi dieci anni dalla prima ondata ella crisi economica, le famiglie che chiedono aiuti alimentari sono cresciute del 30%, arrivando a toccare una quota annua di 30mila domande. I dati arrivano dalla Caritas Ambrosiana che durante un convegno sulla riduzione degli sprechi alimentari, ha fornito un quadro della situazione delle famiglie delle province di Milano, Varese, Lecco, Monza e Como. In questo territorio, ogni mese vengono distribuiti 63mila pacchi di viveri: “La domanda di alimenti nasconde in realtà un bisogno di reddito, poiché alcuni costi sono difficilmente comprimibili, come le bollette delle utenze energetiche, le rate di un debito o di un mutuo, l’affitto, le famiglie si vedono costrette a risparmiare su altre voci come l’istruzione, la salute e anche il cibo, con conseguenze sul lungo periodo che possono essere gravi, specie naturalmente per i bambini che si trovano così a non avere una dieta alimentare adeguata in un momento cruciale per la crescita”, ha detto Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana della diocesi di Milano. “Il vero problema è la mancanza di un reddito adeguato, a causa di disoccupazione o di lavori precari, intermittenti, sottopagati”.
Quindi il problema non è l’emergenza alimentare, bensì le politiche legate al lavoro, dove, sottolinea Gualzetti, deve crescere l’impegno delle “istituzioni pubbliche con scelte politiche coerenti. Le istituzioni benefiche quando giustamente distribuiscono beni alimentari, cercano di farlo sempre all’interno di percorsi di emancipazione sociale, come fortunatamente, almeno a Milano, in gran parte avviene”.
Per questo, la Caritas Ambrosiana, anche sotto la spinta del tema dell’Expo 2015, ha rilanciato alcune azioni che già si svolgevano: il Fondo Famiglia Lavoro, che punta alla riqualificazione professionale per chi ha perso il lavoro e ne cerca uno nuovo, alla sperimentazione di nuove forme di approvvigionamento e distribuzione di aiuti alimentari. Proprio con l’esposizione universale, la Caritas ha dato il via a un sistema di recupero delle eccedenze alimentari, con un accordo con le grandi catene di distribuzione alimentare, con i produttori, con i Mercati generali di Milano, con la ristorazione. In questo modo, è possibile recuperare 1.600 tonnellate di cibo ogni anno che, grazie al sistema creato da Caritas Ambrosiana, permette di accorciare la filiera del recupero e della distribuzione delle eccedenze, consentendo così di salvare dallo spreco anche i cibi freschi, più facilmente deperibili come frutta e verdura. Cibo che altrimenti finirebbe al macero e che in questo modo viene raccolto, a volte trasformato e immesso nel circuito della solidarietà gestito dalla Caritas Ambrosiana. Nella mensa solidale del refettorio ambrosiano, negli empori della solidarietà, dove gli acquisti non si fanno con il denaro ma con una tessera; oppure attraverso i pacchi viveri distribuiti nelle parrocchie. Questa attività rientra nell’area Povertà alimentare della Caritas Ambrosiana ed è attualmente focalizzata oltre che sulla gestione del refettorio ambrosiano, sul coordinamento delle attività degli empori della solidarietà della diocesi di Milano e sulla apertura di nuovi empori, sul coordinamento del recupero delle eccedenze alimentari, l’invio ai Magazzini Caritas e la successiva distribuzione alle realtà territoriali. E ancora sulla creazione di una centrale unica di acquisto per i prodotti indispensabili non ancora recuperati dalle eccedenze, sul supporto alle realtà territoriali per il recupero di beni alimentari e sulla gestione delle eccedenze di derrate alimentari fresche recuperate con una convenzione ai Mercati generali di Milano, sulla sensibilizzazione delle Caritas territoriali sui temi dello spreco alimentare e sulla partecipazione a tavoli istituzionali sul tema.
L’azione verso le famiglie non è solo di distribuzione e sostegno nella spesa, ma anche di ascolto e di incoraggiamento all’autonomia. I nuclei familiari intercettati, infatti, vengono accompagnati lungo processi di riabilitazione, attraverso una capillare rete di servizi sul territorio che si occupa di sostegno al reddito, casa, ricerca attiva del lavoro.
Sul tema del recupero delle eccedenze alimentari Gualzetti ha sottolineato che “La legge Gadda ha rappresentato un punto di svolta”, ma ha anche sollecitato che vengano quanto prima approvati i decreti attuativi “senza i quali le donazioni difficilmente potranno fare un salto di qualità”.