A dubitare sulla possibilità del canonico don Luigi Besi di reggere l’austerità della vita passionista, non erano soltanto i confratelli preti, i famigliari, gli amici, il vescovo ma addirittura il papa. E non avevano torto. Luigi era quasi trentottenne e aveva qualche problema di salute. Il papa Leone XIII volle che, prima dell’ingresso definitivo in convento, facesse un anno di prova. E lui ubbidì. Ma la decisione l’aveva già presa.
Nato a Pennabilli (Rimini) il 7 dicembre 1862, a dieci anni Luigi entra nel seminario diocesano, a 19 nel seminario Pio di Roma. Nel 1885 viene ordinato sacerdote. Al termine dell’anno scolastico 1890 torna definitivamente a Pennabilli. Vi torna con la laurea in filosofia, in teologia, in utroque iure, con il diploma in sacra liturgia e in studi danteschi, con l’abilitazione in lettere latine, greche e italiane. In diocesi viene subito caricato di impegni: professore, cancelliere vescovile, canonico, segretario del vescovo. Nel 1896 per le eccellenti doti oratorie riceve il titolo di missionario apostolico. In diocesi e anche altrove si chiedono: “Dove arriverà don Luigi di questo passo?”. Già. Dove arriverà? La meta sarà una sorpresa per tutti.
Infatti nel suo cuore da tempo era nato il germe della vita religiosa. Nel 1884 mandato nella casa dei passionisti a Roma per prepararsi al suddiaconato, vi incontra il venerabile padre Norberto Cassinelli, già direttore di san Gabriele. Il giovane parla a lungo con lui. Dopo il colloquio lo sentono dire: “Finirò per farmi passionista”. Qualcuno ci ride su, pensando che scherzi. Invece… Mentre serve la diocesi, l’ideale passionista diventa sempre più attraente. Dal 1892 al 1898 si ritira spesso nel convento passionista di Casale a Santarcangelo di Romagna (Rimini) dove dal 1893 al 1899 è superiore il citato padre Norberto. I colloqui con lui si intensificano. Il comportamento esemplare di Luigi viene lodato nella cronistoria del convento.
A Casale trascorre l’anno di prova voluto dal papa; finalmente nel luglio del 1900, previa dispensa pontificia, inizia il noviziato a Pontefelcino (Perugia). I superiori, per la sua bontà e le ottime referenze avute, vorrebbero dimezzargli l’anno di noviziato, ma lui vuole compierlo per intero. Emessa la professione nel 1901, viene chiamato a Roma per insegnare teologia e diritto canonico. Ma arrivano quasi subito altre responsabilità: procuratore generale della congregazione, consultore generale, postulatore delle cause dei santi.
Altri delicatissimi incarichi gli sono affidati dal Vaticano. Pio X e Benedetto XV lo stimano moltissimo, lo trattano familiarmente, si servono largamente dei suoi consigli. Lo gratificano di facoltà e privilegi, “eccetto quello della infallibilità pontificia”, gli dice scherzando Pio X. Dal papa viene nominato consultore della congregazione dei riti e dei religiosi e membro della commissione per la stesura del diritto canonico; gode la fiducia della congregazione del sant’Ufficio. I suoi giudizi sono tenuti nella massima considerazione. Ripetuti ma inutili i tentativi di nominarlo vescovo; il suo nome figura nella lista dei futuri cardinali lasciata da Benedetto XV.
Prodigo verso i poveri; vasta e profonda la sua cultura; pregevole la sua attività di scrittore e poeta non solo in lingua italiana. Apprezzato per la bontà e la ricchezza interiore, predica corsi di esercizi spirituali alla curia romana, al clero della capitale, a seminaristi, a religiosi e religiose; per desiderio del papa è confessore al Pontificio seminario maggiore del Laterano. Confessore ricercato da prelati e cardinali; dicono che anche il papa sia un suo penitente. Delicato e affabile, resta umile e semplice nonostante i prestigiosi incarichi e la familiarità con personalità altolocate.
Luigi dedica tempo, intelligenza e amore anche a Gabriele dell’Addolorata. Come postulatore conclude l’iter per la sua canonizzazione e organizza la solenne cerimonia avvenuta in San Pietro il 13 maggio 1920. Luigi, attingendo al patrimonio familiare, vuole pagare l’urna che ancora oggi custodisce le spoglie di Gabriele. Sono suoi i bellissimi inni in un armonioso latino dell’ufficio liturgico del santo.
La sua preziosa esistenza viene stroncata da una malattia manifestatasi nell’autunno del 1922. Trasferito a Pontefelcino, dove era iniziata la sua vita passionista, vi muore il 18 maggio 1923. Il suo corpo riposa nella chiesa del convento, opera della sua munificenza. Padre Luigi rimane uno dei passionisti più illustri della congregazione.