PERMANENZA BREVE MA INDIMENTICABILE

Silvestro Lilla
By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 1 Febbraio 2017

La brevissima permanenza di appena quattro settimane presso la tomba di Gabriele dell’Addolorata, per padre Silvestro Lilla fu autentico balsamo in un momento poco sereno della vita. Vi era arrivato in un modo imprevisto e umanamente del tutto casuale. Assistendo in quei pochi giorni a scene commoventi che assicuravano la presenza del cielo sulla tomba di Gabriele, Silvestro aveva coltivato il sogno di passarvi il resto della vita. Ma i superiori progettavano altro per lui. E lui, ubbidiente, si rimetterà in cammino per altre mete vicine e lontane. Porterà con sé il ricordo di Gabriele e racconterà a tutti la gioia gustata in quello sperduto e benedetto angolo d’Abruzzo ai piedi del Gran Sasso.

Secondogenito di nove figli, Silvestro nasce a Sora (Frosinone) il 25 marzo 1865. La presenza dei Passionisti nella sua città favorisce in lui la vocazione religiosa. A 18 anni entra nel noviziato di Paliano (Frosinone) dove veste l’abito passionista il 7 febbraio 1883 e vi professa i voti l’8 febbraio dell’anno seguente. Il 24 settembre 1887 a 22 anni, viene ordinato sacerdote a Ceccano (Frosinone). A Roma completa il corso teologico e nel maggio del 1889, giovane di 24 anni, viene inviato come missionario in Bulgaria .

Vive nel villaggio di Oresch e poi in quello di Dragomirovo. Improvvisamente Silvestro si trova in un ambiente del tutto nuovo. La Bulgaria attraversa un momento politico-sociale difficile; lui è in una terra straniera dove i cattolici sono meno dell’uno per cento, è poco pratico della lingua, è lontano dai confratelli. Conosce periodi di profonda amarezza, sperimenta una paralizzante solitudine, soffre una cocente delusione. Nel suo diario scrive: “Vedendomi solo mi avvilii e scoraggiai; per rinvigorirmi spiritualmente e fisicamente decisi di tornare a Roma”. Vi giunse il primo settembre 1892, convinto di aver chiuso definitivamente con la Bulgaria.

Intanto viene nominato vice postulatore della causa di beatificazione di Gabriele e nell’aprile del 1893 arriva a Isola del Gran Sasso insieme a monsignor Ippolito Agosto, vescovo in Bulgaria. Il sepolcro di Gabriele è già meta di continui pellegrinaggi. Silvestro scriverà: “L’affluenza del popolo cresce di giorno in giorno. Confessiamo dalla mattina fino alle dodici; dal dopo pranzo fino alla sera e sempre rimane gente da confessarsi. Il popolo si moltiplica e tutti con l’intenzione di riconciliarsi con Dio… I miracoli succedono continuamente, ma non essendovi tempo non si possono ascoltare dai graziati”. Lo stesso Silvestro è stupito testimone oculare di eventi prodigiosi.

Durante la permanenza a Isola, forse Gabriele gli fa sentire nostalgia della Bulgaria. Infatti dopo un colloquio con il superiore generale, il beato Bernardo Silvestrelli, Silvestro il primo novembre 1893 torna in Bulgaria e vi eserciterà un fecondo apostolato prodigandosi non solo per la formazione cristiana dei fedeli ma anche della loro promozione culturale e sociale. Bardarski Gheran, Ruse, Dragomirovo, Trancevitza, Malcika, Svistov, Belene sono le principali parrocchie da lui servite. Predica anche numerose missioni. Monumento imperituro della sua presenza in Bulgaria resta il primo e unico vocabolario italo-bulgaro-francese da lui compilato e stampato a Vienna in tre volumi nel 1903 dalla prestigiosa Società Filologica di Parigi. Nel settembre del 1907 Silvestro, vittima di oscure macchinazioni politiche, preferisce tornare in Italia. Lo fa per il bene della missione per la quale ha lavorato 19 anni con amore e sacrificio.

Pensa ormai di continuare la vita di religioso e missionario in patria. Invece dopo pochi mesi viene inviato in Argentina, dove i passionisti hanno bisogno di aiuto. Silvestro annota argutamente nel suo diario: “Sono disposto a fare la santissima volontà di Dio. Il paradiso è tanto distante dall’Italia, quanto lo è dall’America”. In Argentina rimarrà sette anni: sarà superiore e predicatore. In seguito chiederà di andare missionario tra i protestanti in Danimarca, ma la richiesta non sarà accolta.

Torna definitivamente in Italia nel 1915. Prosegue la sua opera di missionario, ascoltato con piacere dai fedeli per il suo stile semplice, chiaro e immediato. Presto però comincia ad avere problemi di salute, da lui vissuti con esemplare pace e serenità. Silvestro conclude la sua laboriosa giornata terrena a Ceccano il 17 maggio 1935. E Gabriele avrà certamente accompagnato al cielo questo confratello che, come vice postulatore, aveva lavorato per la sua glorificazione in terra.  (22)

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