Perché moriamo

di Venki Ramakrishnan, Traduzione di Maurizio Bruno,
Adelphi – pp. 348, euro 26,00

Nel 2009 Venki Ramakrishnan ha vinto il Premio Nobel per la Chimica grazie alle sue scoperte fondamentali sulla struttura del ribosoma, il “cuore pulsante” della vita cellulare. Dieci anni dopo si è ritrovato a dover gestire l’impeto travolgente della Brexit da presidente della Royal Society: pochi mesi dopo è comparso sul pianeta terra il Covid-19. Fisico teorico di formazione, ha saputo allargare i confini della biologia molecolare con uno sguardo sempre anticonvenzionale, cimentandosi in contesti e progetti di grande impatto. Oggi la sfida è se possibile ancora più ambiziosa, ed è quella che si trova tratteggiata in Perché moriamo, fresco di stampa nell’edizione di Adelphi. Il saggio parla – con rigore, chiarezza e un’ironia sottile – del come e del perché invecchiamo e, soprattutto, se un giorno potremo mai smettere di farlo. Partendo da materia e presupposti squisitamente scientifici, emergono via via domande che non riguardano solo la biologia, ma anche il potere, l’accesso alle cure, l’impatto ambientale e l’idea stessa di giustizia. Se potessimo vivere molto più a lungo, chi ne avrebbe il diritto? Ramakrishnan non dà risposte facili, ma ci invita a pensarci prima che lo facciano, al nostro posto, la tecnologia e il mercato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'ECO di San Gabriele
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