PERCHé DIO SI NASCONDE?

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 3 Aprile 2015

Perdoni la franchezza, padre, ma perché Dio si nasconde? Ho 24 anni e avendo frequentato sin da bambino ambienti cattolici mi sono sempre portato dentro questo interrogativo. Perché, come ci insegnano la chiesa e i testi sacri Dio si rivelerà a noi solo dopo la morte? Che senso ha? è come se una padre seguisse da nascosto i propri figli e la propria famiglia senza farsi vedere, spiandoli magari dalla finestra o dal buco della serratura… Lo so che Dio è avvolto nel mistero e che lui stesso è mistero ma credere a lui senza vederlo ritengo sia molto più complicato.

Qualche tempo fa sono rimasto affascinato nel rivedere le immagini della terra scattate da Voyager da oltre sei miliardi di chilometri di distanza. Nel commento si affermava che quell’immagine simbolo divenne celebre come Pale blue dot (pallido puntino blu). Fu lo scienziato e divulgatore Carl Sagan a sollecitare la Nasa perché Voyager provasse a ritrarre il nostro pianeta da quella distanza. Le sue parole danno il senso di un momento storico e la consapevolezza della fragilità del nostro mondo: “Osserviamo ancora quel punto. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti quelli che ami, tutti quelli che conosci, tutti quelli dei quali hai sentito parlare, ogni essere umano mai esistito, hanno vissuto la propria vita. […] Su un granello di polvere sospeso in un raggio di sole. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane di questa remota immagine del nostro piccolo mondo”.

La nostra bella terra è un granello nell’universo. Così come la nostra intelligenza di fronte a Dio. Si narra di sant’Agostino che voleva capire Dio con la sua intelligenza. Un bimbo, che cercava di svuotare il mare con una conchiglia, gli fece capire il limite della sua ricerca che si interrogava, certo!, ma si arenava di fronte al mistero, abbagliata dal mistero. Nella bibbia (vecchio testamento) mentre da una parte si cerca il volto di Dio, dall’altra si ha paura di incontrarlo perché sarebbe insostenibile alla vista per l’uomo che ne morirebbe. Troppo grande Dio e troppo piccolo l’uomo. Ecco allora che ci sono i mediatori, gli esecutori: gli angeli che appaiono ai personaggi prescelti. Oppure si intravvede nei fenomeni della natura, nel cammino della storia o addirittura nel silenzio di un vento leggero, come a Isaia. Però, come tu dici nella lettera, così pregavano anche gli autori dei salmi: “Di te ha detto il mio cuore, cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco, non nascondermi il tuo volto”. Il desiderio di vedere Dio costituisce il desiderio e la ricerca dell’uomo, consapevolmente o inconsapevolmente, con speranza o disillusione, nel credente o nell’ateo. E il fatto che non si vede rende possibili le diverse opzioni intellettuali. Ma il cuore si rassegna?

Allora Dio, e questa è la nostra fede, è venuto incontro alla nostra fragilità e si è reso visibile. Basta rileggere l’inizio del vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio… il Verbo si fece carne”. In questa ottica allora bisogna reindirizzare la ricerca. Non bisogna guardare (o almeno non solo) gli spazi infiniti ma l’uomo che incontriamo perché ogni uomo è, in qualche modo, l’interfaccia dell’eternità. In altre parole dopo la morte, per grazia di Dio, troveremo lo svelamento di quanto abbiamo vissuto nella relazione con il prossimo. Dio, allora, può essere il compagno di viaggio che ci svela parole di senso, nel povero lungo la strada, nel carcerato o nell’affamato (cfr Mt 25,31ss). In altre parole, per vedere ci vogliono anche occhi buoni. Forse un buon collirio di fede potrebbe farci vedere, o almeno intravvedere, trasparenze di altro dietro le apparenti fragilità della vita.

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