PERCHÉ DIO PERMETTE QUESTO?

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 3 Gennaio 2017

Salve, mi chiamo Leonardo, ho 26 anni e mi ritengo un cristiano con tanti dubbi. Anzi, direi con poche certezze e tanti interrogativi. Uno di questi, sicuramente non originale, da un po’ di tempo mi tormenta, mi toglie letteralmente il sonno. Basta sfogliare un giornale, ascoltare la radio o fermarsi qualche istante dinanzi a un televisore per rendersi conto del male che c’è nel mondo. Tante cose brutte, orribili, contronatura: malattie, guerre, uccisioni, violenze, eccetera, eccetera. Perché Dio, allora, permette tutto questo? A mio avviso non è questione di libertà, di scegliere tra il bene e il male, anche se chi crede sa che Dio ci crea volutamente liberi per darci la possibilità di scegliere tra il bene e il male. Ma una bambina che muore di cancro dopo lunghe sofferenza, che tipo di libertà ha ricevuto da Dio? Oppure ha scelto la sua strada e il suo futuro un bambino abbandonato dai genitori in un cassonetto dell’immondizia? O ancora un bambino soldato costretto a imbracciare un fucile per uccidere? Se la libertà, come mi ha più volte ripetuto il mio confessore, è un dono che ci rende immagine di Dio, credo si tratti di un regalo sbagliato… Anzi, viene proprio da pensare che Dio non esista. Un essere così infinitamente buono come lo descrivono le scritture o i preti la domenica dall’altare non tollererebbe certamente un simile scempio.

Piacerebbe anche a me avere una risposta. Ma non la so. So soltanto che il mistero che mi circonda è più grade delle risposte che trovo: dalla scienza, dalla fede,  dalla ragione. Oltre alle tue domande mi interrogo che sto a fare su questa terra, qual è lo scopo della vita in questo universo grandioso, immenso e spaventoso. Mi chiedo qual è il mistero della vita su un piccolo pianeta, che chiamiamo terra, in un universo apparentemente vuoto. La scienza mi parla del big-bang, della evoluzione naturale, delle epoche della terra ma io seguito a domandarmi “perché”, qual è il senso del tutto se tutto finisce? È uno scherzo, un sogno, un’illusione di qualche burattinaio o frutto dal caso? E poi perché in un universo in cui la vita si nutre di morte mi faccio domande sul bene e sul male, sul premio e sul castigo, sul tempo e sull’eternità? Sono domande angoscianti che rimangono sospese  nel passar dei giorni e degli eventi che sembrano affogare ogni desiderio di risposta. Non dico queste cose per svicolare dalle tue domande ma perché le tue domande sembrano un’appendice di una narrazione senza capo né coda, che è la vita umana, e che pure si ripete di generazione in generazione a volte come ragionamento, altre volte come una preghiera altre ancora come un’imprecazione.

Siamo senza risposta o c’è una parola che doni un po’ di senso ci faccia andare oltre il ripetersi del ciclo di vita e di morte? C’è un parola, un codice, che riveli il senso della narrazione della vita?

Io credo che in queste domande, sul fatto che ci facciamo queste domande, c’è già un rivelazione: siamo una domanda che vuole andare oltre il mistero e cerca una risposta oltre l’ovvio e il visibile. Cerchiamo, in ultima analisi, un Qualcuno non solo che risponda ma si faccia carico, prenda sul serio, le nostre domande e le nostre contraddizioni, le nostre angosce e i nostri sbagli.

In Gesù io vedo il codice, chi si è fatto carico della domanda e a cui è stata donata la risposta. Si è fatto carico della domande dell’uomo, di ogni umo che si sente abbandonato sulla terra, sulla croce e che nella resurrezione ha avuto, per lui e per noi, la risposta di Dio. È la risposta che supera la ragione anzi, a volte, la ragione non comprende ma è una risposta di compassione. Come quando di fronte al dolore del bambino il genitore non ha risposte da dare se non l’abbraccio. Come per dire: io ci sono comunque, stai sicuro!

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