PER VIVERE DA BUON CRISTIANO
Cari lettori, scrive il confratel Gabriele dell’Ad-dolorata a suo padre Sante Possenti il primo giorno di noviziato, quando entra a far parte della congregazione dei padri passionisti a Morrovalle, il 15 settembre 1856: “Quanto bisognerebbe star guardingo nel mondo per vivere da buon cristiano”. In questa lettera il nostro santo chiede accoratamente perdono al papà per tutte le sue disubbidienze e i disturbi a lui arrecati.
Il giovane frate condivide nella lettera un’esperienza che accomuna molti santi: quella di essere stati “ingrati e sordi verso il Signore divagando e offendendolo”. Sappiamo dai biografi che questo giudizio su se stesso è alquanto severo e anche questo è tipico delle anime che sono vicine a Dio. Sappiamo anche che il giovane Francesco Possenti che aveva tanti doni di natura, era bello, socievole, amava il teatro come la danza, ci teneva al suo look, era anche un buon cristiano, soprattutto grazie all’educazione ricevuta dai genitori. La questione è un’altra: più si è vicini alla luce e più le piccole macchioline sono visibili, più si conosce la bellezza, la santità e la bontà del buon Dio, più ci si rammarica di non amarlo come merita! È un fatto che le anime grette fanno fatica a riconoscersi peccatori, i santi si confesserebbero, e lo dicono con sincerità, tutti i giorni.
Carissimi, siamo edificati dalla testimonianza di san Gabriele, siamo sorpresi dalla sua forza taumaturgica e lo preghiamo con fiducia, ma siamo anche veri “devoti” seguendone l’esempio e accogliendone l’insegnamento? Mi pare che il suggerimento che il giovane novizio scrive a suo padre sia molto prezioso per tutti noi che viviamo “nel mondo”: stare guardinghi! Da che cosa? Da tutto ciò che non ha il gusto, la bellezza, la profondità e la verità del Vangelo. San Gabriele non ci dice di vivere da bigotti, ma ci invita ad essere buoni cristiani e perché questo sia possibile è necessaria una vera amicizia con il Signore dalla quale sgorga la vita nuova nello Spirito. Qualche volta pensiamo che la preghiera sia doverosa per i preti, le suore e i frati, per gli altri basta qualche orazione! Ecco allora il ripetuto invito di papa Francesco a portare sempre il Vangelo in tasca… e leggerlo!
E poi quante occasioni per vivere “da buon cristiano” sul lavoro, in famiglia, tra gli amici, durante i divertimenti, nel mondo della politica e dell’economia…! Guardiamoci dal mondo quando ci propone valori che tali non sono, quando ci fa offendere il dono della vita perché fragile, quando ci assorbe così tanto con la sua mentalità un po’ egoistica, del profitto e del successo da farci pensare solo a noi stessi. Per fortuna conosciamo anche un’altra umanità, capace di andare controcorrente e che sa guardare le cose dal verso giusto.
Cari amici abbiamo bisogno che la nostra vita sia salvata, di certo per l’eternità, come ci rammenta la liturgia di questo mese di novembre, ma anche su questa terra perché la tristezza non vinca quella gioia del Vangelo che ha conosciuto san Gabriele e che è la grazia più grande che gli possiamo chiedere.