PER NON SPRECARE NEMMENO UN GIORNO!

By carmine arice
Pubblicato il 11 Gennaio 2018

Cari amici, il mistero del Natale ci ha annunciato che il Signore è presente nella vita e nella storia degli uomini, non come uno scomodo e curioso intruso, ma come colui che può rendere la nostra esistenza bella e piena di significato, fino a portarla alla pienezza desiderata. In una parola: egli è il solo che può salvare la nostra vita se ascoltiamo con docilità il suo Vangelo e lo viviamo concretamente.

Un Dio che ha lasciato il Cielo per la terra merita davvero tutta la nostra fede e il nostro amore. Ma qual è la strada per rimanere in Lui? Come essere sicuri che siamo fedeli al Signore fino al punto da lasciare che Gesù viva in noi? Nel Vangelo troviamo la risposta: “Siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli” (1Gv 3,14). Gesù ama così tanto l’uomo da voler rimanere perennemente in lui e fare del suo cuore la sua casa. Per questo chi disprezza il fratello che vede, non può dire di amare Dio che non vede. Ha scritto San Giovanni Crisostomo: “Quanti non solo rovesciano le immagini di Dio, ma perfino la calpestano! Quando tu tormenti, maltratti, spogli o abbatti un tuo dipendente non calpesti l’immagine di Dio? … Gli uomini anche se non sono della stessa natura di Dio, pure sono stati chiamati immagine di Dio e per il loro solo nome meritano lo stesso onore”. Lo stesso peccato che deturpa e macchia l’immagine di Dio in noi, non la cancella, perché siamo come una perla preziosa che se cade nel fango rimane sempre una perla anche se avrà bisogno di una bella ripulita.

Abbiamo davanti a noi un anno intero e il tempo che ci viene donato è prezioso perché non tornerà più. Alleniamo gli occhi e il cuore a riconoscere l’altissima dignità di ogni uomo e usiamo le nostre energie per rendere questa terra più umana. Come non ricordare che Gesù ritiene fatto a sé ogni cosa che facciamo a uno solo dei fratelli più piccoli, proprio quelli che questo nostro mondo fatica a considerare utili e preziosi: i malati, i carcerati, gli stranieri, i poveri… (cfr. Mt 25, 31-46).

Se è vero che dare a ciascuno secondo il bisogno suo proprio è un atto di giustizia, per chi ha accolto il Signore nella sua vita è un’esigenza che nasce dal profondo del cuore. Sì, perché è amando il fratello, soprattutto se bisognoso, la via più sicura per trovare Dio. Ci ricorda ancora San Giovanni Crisostomo: “Quale vantaggio può avere Cristo se la sua mensa è coperta di vasi d’oro mentre egli stesso muore di fame nella persona dei poveri? Cominciate a saziare lui che ha fame e in seguito, se vi resta del denaro ornate anche il suo altare… Dico queste non per vietarvi di onorare con tali doni, ma per esortarvi ad offrire aiuto ai poveri insieme a quei doni o, meglio, a far precedere ai doni simbolici l’aiuto concreto”. E poi ammonisce severamente: “Dio non ha mai condannato nessuno perché non ha donato ai suoi templi ricchi ornamenti: ma minaccia anche l’inferno se si trascura di aiutare i poveri”.

Cari amici abbiamo davanti a noi un anno intero: non sprechiamone nemmeno un giorno. Il mondo ha tremendamente bisogno di essere amato e nessuno può fare la nostra parte per quanto ci possa sembrare piccola e insignificante.

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