Perdoni l’innocenza o se vuole l’insipidezza di queste mie domande: Per credere in Dio c’è bisogno della chiesa? E ancora: Si può essere cristiani senza appartenere a una chiesa? Oggi, soprattutto al nord, sono sempre meno i giovani che scelgono l’ora di religione. Secondo lei si tratta di un’insofferenza generale verso la fede oppure verso una chiesa dove i comportamenti dei loro ministri non sono sempre condivisibili e opportuni? Grazie, a prescindere dalle sue eventuali risposte. Annachiara
Pare che i giovani scelgono sempre meno l’ora di religione. Qualcuno vuole presentare questo fatto come un trionfo del laicismo e un rifiuto del potere della chiesa. Secondo il mio parere è il trionfo dell’ignoranza. Perché, con l’ampia cultura cattolica della nostra Italia, alla fine saremo stranieri a casa nostra senza capire più un territorio che ha espresso nei secoli cultura e arte religiosa. La scuola di religione dovrebbe servire anche a questo, non a fare catechismo. E anche l’insegnamento delle verità della fede dovrebbe servire, nella scuola, a capire la storia, il territorio e la spiritualità. La fede si approfondisce con altri percorsi.
E qui viene la chiesa che ha bisogno sempre di rinnovarsi per togliere le incrostazioni umane prese nei secoli per rimanere più libera e vera nell’annuncio fondamentale della salvezza arrivata in Gesù. Senza la chiesa non ci sarebbe l’annuncio e Cristo sarebbe un personaggio da museo.
Secondo me ci sono tutte e due i motivi che citi. Sia l’insofferenza verso la fede perché viene vista non moderna, non aderente ad un mondo che cambia, perché impositiva con dogmi e morale incomprensibili. Una fede che giudica e condanna quando, nel politicamente corretto, nessuno vuole essere giudicato o condannato per le sue scelte individuali. L’altro motivo, quello dei ministri dai comportamenti non condivisibili, è pure vero ed è diventato una delle tempeste mediatiche degli ultimi anni. Con grande gusto e aggressività di certe lobby anticristiane e anticattoliche.
In questi due atteggiamenti, secondo il mio parere, c’è un grande equivoco sulla natura dell’uomo e del senso della vita. Se la vita dell’uomo non ha senso ed è solo un’avventura dell’evoluzione cosmica ognuno fa quello che vuole e il limite etico si sposta sempre secondo il capriccio della volontà, le scoperte della tecnica o la volontà del legislatore. Se invece si accetta di essere delle creature e appunto perché creature di aver ricevuto un “mandato” per l’esistenza, ebbene in questo caso la fede ha molto da dire. E allora non diventa imposizione ma un cammino verso la verità e la libertà di se stessi in contesto relazionale e di senso con gli altri, il mondo e Dio.
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