PELLEGRINI AL “SANTO DEL SORRISO”

By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 1 Luglio 2023

Innumerevoli pellegrini, soprattutto nel periodo estivo, visitano Gabriele nel suo santuario. Dopo la dolorosa, inevitabile flessione dovuta alla pandemia, il loro numero è tornato piacevolmente a crescere.

Dove un tempo sorgeva una piccola solitaria chiesina vestita di silenzio e nascosta dalle querce, c’è ora uno dei santuari più noti e più cari che una classifica vaticana colloca tra i primi quindici santuari più frequentati al mondo, meta di oltre due milioni di pellegrini nel corso dell’anno. Qui Gabriele chiama, attira ed aspetta. E’ un continuo confluire di anime: ognuno corre da lui come ad un amabile protettore, al più caro degli amici. Sono di tutte le condizioni, vengono da ogni parte, vi approdano con ogni mezzo.

Non pochi arrivano anche a piedi. Venendo colmano le valli di canti, seminano le strade di preghiere. Molti tornando dall’estero riservano una delle prime visite, a volte addirittura la prima, a Gabriele che non hanno mai dimenticato. Li spinge e affascina l’ardente desiderio di avvicinarsi alla sua urna e al suo sepolcro. Salgono dal mare o scendono dalle montagne per incontrarsi con lui.

Questa moltitudine di pellegrini è davvero impressionante. Soprattutto nelle domeniche estive occorre la presenza di molti confessori per accoglierli e ascoltarli. Assetati di grazia e di perdono, ansiosi di pace, mendicanti di un sorso di serenità, assiepano lungamente il confessionale. A volte sconfitti dal male, rottami di cristiani e frammenti di sogni svaniti, anelano a ricostruire se stessi dopo la bufera devastatrice del male che li ha addentati e travolti. Sulla tomba di Gabriele vengono per risolvere problemi, per seppellire delusioni e angoscia, a recuperare entusiasmo e sete del bene perché quel sepolcro profuma di vita ed è sorgente di grazia.

Tutti sentono Gabriele come il confidente privilegiato cui raccontare anche le cose più intime. Avvertono che la mestizia si sbriciola come d’incanto vicino al “Santo del sorriso”. Trovano qui il coraggio per vivere, qui rinverdiscono la speranza adagiando accanto a lui l’umana stanchezza e le più amare delusioni. Lo contemplano rapiti con fede intensa, commossa e commovente e spesso li vedi sciogliersi nel pianto più vero e benefico che uomo possa piangere.

Ma cosa dicono i pellegrini a Gabriele? I bambini lo guardano incantati e l’estasi dell’innocenza è già tutto; gli adolescenti lo fissano con stupore e confidano al santo i loro propositi e i loro desideri; i giovani lo sentono uno di loro: si guardano e subito si capiscono; le mamme e i papà lo accarezzano teneramente con gli occhi, gli affidano i propri figli, si sorprendono ad invidiare la mamma e il papà di Gabriele e sognano un figlio così.

Ma il dialogo più vero è senza parole, le preghiere più belle non pronunziate, i canti più dolci quelli mai ascoltati: sono canti, preghiere e parole registrate solo nel vocabolario del cuore. Gabriele ascolta e parla a tutti. Ritorneranno questi turisti dell’anima nelle loro case e al loro lavoro interiormente più ricchi: il “loro” Gabriele ha avuto per tutti un sorriso, una parola di conforto e di sostegno. Sarà fascio di luce nelle ore buie, presenza confortatrice nelle amarezze, nota festosa nella ferialità della vita.

Nei tempi passati molti giungevano all’urna o alla tomba del santo strisciando le ginocchia sul pavimento del santuario, e partendo per il ritorno a casa non avevano il coraggio di voltare le spalle a Gabriele (sarebbe stato, pensavano, imperdonabile irriverenza!), e uscivano dalla chiesa guardandolo a lungo. I pellegrini e i devoti di oggi si allontanano normalmente. Ma inchiodato al santo resta il loro cuore e lo salutano affettuosamente. “Ciao, Gabriele, ci rivedremo presto… Non ci abbandonare… Resta sempre con noi… Ti porteremo sempre nel nostro cuore… Torneremo ancora a trovarti”.

E Gabriele sorride di gioia al saluto, raccoglie la tacita invocazione, benedice e accompagna i “suoi” pellegrini. Domani questi racconteranno di avere vissuto un giorno di paradiso, di essersi dissetati ad una sorgente di acqua pura e di aver lasciato il cuore vicino a Gabriele.

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