PATTO CON I GIOVANI ECONOMISTI
L’evento di Assisi The Economy of Francesco, fortemente voluto da papa Francesco, ha visto la partecipazione, non in presenza, di duemila giovani imprenditori, economisti e changemakers (cambia valute). Per ragioni di spazio menzioneremo solo due interventi, a nostro avviso molto importanti.
Uno, molto atteso, è stato senza dubbio quello del vincitore Premio Nobel per la Pace 2006: Muhammad Yunus. L’economista di fama internazionale ha iniziato la sua relazione con un atto di accusa: “Il sistema capitalistico attuale è un mondo finito. Occorre tornare all’economia reale. Il colpevole principale nel sistema capitalista che abbiamo costruito è il concetto di massimizzazione degli utili. La pandemia del Covid-19 – ha proseguito – ha rappresentato un’ottima occasione per vedere cosa accade nel mondo: ha rivelato tutte le debolezze del sistema attuale; sono aumentate le diseguaglianze sociale. È accaduto in poche settimane, in un clima mondiale in cui c’è un flusso univoco: l’1% detiene gran parte della ricchezza. Il sistema finanziario attuale è sostenibile, ma dannoso, perché porta ad una concentrazione di ricchezza pazzesca. Il sistema che costruiamo è sostenibile a livello mondiale, ma anche pericoloso: gli esseri umani rappresentano una specie in via di estinzione. Conclude dicendo: “abbiamo creato un sistema sostenibile dal punto di vista degli affari, perché le spese vengono comunque coperte. Ma a discapito dell’umanità. Se continuiamo a seguire questa strada non saremo qui a lungo: è un patto suicida”.
L’altro intervento, anch’esso molto significativo e incisivo, è stato quello di papa Francesco intervenendo a conclusione dei lavori con un video messaggio ai partecipanti. Evidenziamo soltanto alcuni passaggi che segnano un percorso nuovo da intraprendere per un’economia dal volto umano. “Occorre far avanzare modelli economici che andranno a vantaggio di tutti, perché l’impostazione strutturale e decisionale sarà determinata dallo sviluppo umano integrale, così ben elaborato dalla dottrina sociale della Chiesa. I sistemi creditizi – ha continuato – da soli sono una strada per la povertà e la dipendenza”. Poi, rivolgendosi ai giovani economisti, imprenditori, lavoratori e dirigenti d’azienda, il papa ha ricordato che questo “ è tempo di osare, il rischio di favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di sostenibilità”. Nuove vie “in cui le persone, e specialmente gli esclusi, cessino di essere – nel migliore dei casi – una presenza meramente nominale, tecnica o funzionale per diventare protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale”. Ogni popolo è chiamato “a rendersi artefice del proprio destino e di quello del mondo intero, non basta accrescere la ricchezza comune perché sia equamente ripartita e non basta promuovere la tecnica perché la terra diventi più umana da abitare”.
Chiudiamo con le parole conclusive del videomessaggio ai partecipanti, che suonano come un patto generativo: “Cari giovani, oggi siamo di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli, di essere altri buoni samaritani che prendono su di sé il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti. Un futuro imprevedibile è già in gestazione; ciascuno di voi, a partire dal posto in cui opera e decide, può fare molto; non scegliete le scorciatoie, che seducono e vi impediscono di mescolarvi per essere lievito lì dove vi trovate. Niente scorciatoie, lievito: sporcarsi le mani. Passata la crisi sanitaria che stiamo attraversando, la peggiore reazione sarebbe di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di autoprotezione egoistica. Non dimenticatevi, da una crisi mai si esce uguali: usciamo meglio o peggio. Facciamo crescere ciò che è buono, cogliamo l’opportunità e mettiamoci tutti al servizio del bene comune. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più gli altri, ma che impariamo a maturare uno stile di vita in cui sappiamo dire noi”.