PARTITI CRISI SENZA FINE

By Nicola Guiso
Pubblicato il 2 Dicembre 2015

Il modo con cui è nata Sinistra Italiana; la manifestazione bolognese della Lega con la partecipazione di Forza Italia e di Fratelli d’Italia; il discorso “strategico” di Renzi ai gruppi parlamentari del Pd e il convegno a Imola dei 5 Stelle non hanno offerto elementi per contribuire all’avvio di soluzione della grave crisi dei partiti e della politica (oggetto della nota di novembre) che provoca effetti devastanti nelle istituzioni. Sono state, infatti, iniziative che hanno confermato il peso negativo nella vita dei partiti della esasperata personalizzazione dei propri vertici, delle feroci lotte intestine e tra partiti della stessa area. Le iniziative hanno inoltre reso evidente che alla loro origine vi era soprattutto la volontà di gruppi, gruppuscoli e partiti di farsi un trattamento di bellezza. Del genere di quelli con i quali soprattutto divi e dive di ogni genere di spettacolo tentano di presentarsi al pubblico come se fossero gli stessi, nel fisico e nelle prestazioni, di quello che erano trenta, quaranta e cinquanta anni prima. In nessuna delle iniziative sono infatti emersi seri tentativi di dare franche risposte al perché oggi, il più delle volte, vanno a votare anche meno del 50% degli aventi diritto, e oltre il 90% dei cittadini abbia un giudizio negativo del modo di essere e di operare dei partiti.

La nascita di Sinistra Italiana ha avuto infatti quali elementi propulsivi soprattutto la voglia di contare di gruppuscoli, la rabbia per i modi con cui Renzi ha conquistato il Pd, la guida del governo e molte sue decisioni; e la voglia di fargliela pagare alle prossime elezioni amministrative. Magari favorendo Grillo, al quale, peraltro, molti dei fondatori di SI sono contigui per comuni idee di stampo anarchico e paleo comuniste.

La manifestazione leghista ha confermato il declino inarrestabile di Berlusconi e di FI; la perdurante insofferenza di una parte della Lega per Berlusconi e FI, e viceversa; la fisiologica debolezza di Fd’I, nonostante il presenzialismo mediatico di Giorgia Meloni.

Il discorso renziano ai gruppi parlamentari è stato caratterizzato dalla solita auto gratificazione delle cose fatte o presentate come fatte, e per suggestive previsioni programmatiche sul futuro dell’Italia. Ma è stato caratterizzato anche da rigorosi silenzi sullo stato attuale e sul futuro del partito, squassato da vicende quali la fuoriuscita di altri parlamentari e dirigenti dal Pd; le squallide vicende politico-amministrative che stanno coinvolgendo il partito a Roma, nelle amministrazioni regionali della Sicilia e della Campania; e le emergenti tentazioni “indipendentiste” rispetto al partito nazionale (sconcertanti e pericolose anche per le istituzioni) dei presidenti Pd delle regioni Puglia, Calabria e Toscana.

A Imola, infine, i 5 Stelle hanno cominciato a far affiorare le tensioni tipiche del movimento che tende a trasformarsi in partito. Hanno infatti discusso più di candidati e dei modi come eleggerli (per le imminenti elezioni amministrative e per le future politiche) e di tattiche elettorali che di programmi. E dopo Imola le spinte a trasformarsi da movimento in partito sono state confermate dal come sono stati designati e poi eletti gli anonimi candidati a sindaco per Milano e Torino, ad opera di un pugno di militanti. Alla faccia della “democrazia diretta” che era stato l’efficacissimo, primo e qualificante vanto del movimento Grillo-Casaleggio. Scelta fatta nel quadro di una strategia evidente di “politica politicante” deducibile da molte dichiarazioni di Grillo. Per le quali i 5 Stelle punterebbero a forti affermazioni nelle prossime amministrative ma non al governo delle grandi città. Perché governarle comporterebbe decisioni impopolari che potrebbero compromettere la vittoria dei 5 Stelle nelle elezioni politiche.

Per concludere: Da tutte le iniziative ricordate non è venuta una sola indicazione positiva su come realmente operare al fine di superare la crisi, ormai endemica, dei partiti e della politica e, di conseguenza, su come operare con chiarezza di principi, di programmi e di strumenti politici e istituzionali efficaci al fine di fare fronte ai problemi vitali del paese.

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