È stato veloce il transito di padre Umberto Palmerini. Un breve ricovero in ospedale e il 17 marzo il passaggio alla vita eterna. Sollecito e sereno, come il desiderio d’andare incontro al Signore. Se ne è andato così, con il sorriso sulle labbra e con quel suo volto rimasto sempre giovanile, nonostante i quasi 81 anni e l’infermità che da un decennio lo costringeva sulla sedia a rotelle. Sempre affabile, sensibile, sorridente, delicato con tutti, anche quando aveva ricoperto ruoli di grande responsabilità nella congregazione dei passionisti. Padre Umberto, Antonio Palmerini all’anagrafe, era nato a Paganica (L’Aquila) il 1° aprile 1933.
A 14 anni Antonio decide d’entrare nella famiglia dei passionisti e il 25 febbraio 1947 è accolto nell’alunnato di San Marcello (An). Segue gli studi liceali, filosofici e teologici, a Morrovalle (Mc), al santuario della Madonna della Stella (Pg) e al santuario di san Gabriele. Il 14 marzo 1959 viene ordinato sacerdote da monsignor Stanislao Amilcare Battistelli, vescovo di Teramo-Atri. Ancora altri studi teologici, a Roma, e giuridici all’università Lateranense. Gli anni successivi è impegnato come direttore, docente di diritto e lingue al santuario di san Gabriele, poi sette anni a Recanati, quindi redattore dell’Eco per tre anni.
Nel 1979 l’elezione a superiore della comunità del santuario di san Gabriele, per due consecutivi quadrienni. Sono anni importanti per la costruzione della nuova basilica, iniziata nel ’70. Ma anche gli anni del riordino urbanistico intorno al vecchio e nuovo santuario, che insistono sul territorio di due comuni, fatto che complica i problemi. Ma la sapiente tessitura di rapporti con le istituzioni condotta da padre Umberto conquista soluzioni decisive: le infrastrutture a servizio del santuario, il casello autostradale San Gabriele-Colledara sulla A/24, i parcheggi per i pellegrini, la sistemazione dei mercanti di souvenir in apposita zona commerciale. Ma la prova più impegnativa è la preparazione della visita di Giovanni Paolo II, avvenuta il 30 giugno 1985.
Memorabile fu quella giornata con il papa, preparata con cura dai passionisti sotto l’accorta guida di Umberto. Mai egli perse il sorriso e lo sprone verso le istituzioni, impegnate in una gara contro il tempo per realizzare le opere a servizio del santuario. Una prova vinta alla grande, che onorò l’Abruzzo agli occhi dell’Italia. Rimase ancora due anni al santuario, poi un anno a Bosco di Perugia fin quando, nel 1988, fu chiamato a Roma ad assumere la responsabilità di segretario generale della congregazione. Ben 17 anni (1988-2005) in quel delicato ufficio presso la curia generalizia, con frequenti viaggi all’estero. E nel contempo anche procuratore generale per sette anni. Nel 2004 la malattia ne ridusse l’attività, fino all’invalidità, e tre anni dopo tornò nella sua casa, al santuario di san Gabriele, dove ha vissuto fino al 15 marzo.
L’avevo incontrato il 2 marzo scorso, dopo l’inaugurazione della Porta degli emigrati, magnifico portale in bronzo dello scultore Paolo Annibali. La porta, realizzata con le donazioni degli abruzzesi d’Australia, Canada, Stati Uniti, Venezuela, Argentina, Belgio, Brasile, Uruguay, Cile ed altri, è stata inaugurata con una solenne cerimonia presieduta dal cardinale Antonio Maria Vegliò. La grande scultura, simboleggiante un gigantesco ex voto, oltre a san Gabriele con quattro giovani accanto nell’apice centrale, reca scene che richiamano i miracoli del santo, i giovani e gli alpini, affidati alla sua protezione, e infine scene sull’emigrazione abruzzese, cifra della grande devozione che gli emigrati in tutto il mondo portano a san Gabriele.
La devozione per il santo patrono d’Abruzzo è davvero un forte segno identitario per gli abruzzesi all’estero. E la generosità mostrata è un esempio di cui andare orgogliosi. Ne avevo parlato con padre Umberto, era stato felice d’ascoltare i dettagli sull’evento e d’apprendere che il superiore provinciale, durante la cerimonia, aveva annunciato d’aver rivolto a papa Francesco l’invito per inaugurare la basilica. E lui aveva espresso la sua gioia con quell’inconfondibile sorriso.
*Consiglio regionale abruzzesi nel mondo (Cram)