NUOVA PASSIONE PER LE BELLEZZE DELL’ITALIA

VACANZE: MAGARI BREVI MA IN POSTI SICURI
By antonio sanfrancesco
Pubblicato il 1 Luglio 2017

Chiamiamolo pure “fattore T” come terrorismo e tecnologia. Da anni, ormai, incombe sulle vacanze degli italiani, ne plasma le abitudini, modella nuove paure, crea nuove tendenze. L’incubo attentati, sempre più dilagante, ha svuotato le vicine mete del Nord Africa, quelle esotiche dell’Asia e molte capitali europee considerate a rischio. “Questo fattore – spiega il sociologo Alessandro Amadori, sondaggista e docente di Marketing del turismo al Master dell’università di Padova – interviene nel processo di scelta della destinazione per tre italiani su quattro, il 75 per cento. Io stesso ne sono influenzato: ho sempre amato l’Egitto come Paese, ma in questi ultimi anni, un po’ per il terrorismo e l’instabilità della regione, un po’ per la vicenda inquietante dell’omicidio di Giulio Regeni, l’ho completamente escluso dalle mete turistiche della mia famiglia”. Più che di “effetto terrorismo”, Amadori però preferisce parlare di “rischio Paese”, legato alla situazione politica e di sicurezza della meta prescelta: “Penso che questo fattore influirà sulle vacanze anche nei prossimi anni. Riguarda un po’ meno le capitali europee che restano comunque gettonate. In Europa, solo Parigi, a causa dei ripetuti attentati e del clima di paura che si è instaurato, ha subito un maggiore calo di presenze. C’è una tale positività d’immagine per queste città che sono rifiutate dai vacanzieri nell’immediato, ma poi tendono ad essere scelte come mete importanti”. Se all’estero si va di meno, l’Italia è sempre più gettonata, come dimostrano i dati del lungo ponte del 2 giugno quando quasi 8 milioni di italiani si concessi un primo assaggio di vacanze estive dormendo almeno una notte fuori casa e segnando un aumento del 8,8 per cento rispetto al 2016. “Il 93 per cento degli italiani ha preferito l’Italia per questa breve vacanza – ha spiegato il presidente degli albergatori Bernabò Bocca – e questo acquisisce maggior valore non solo per l’economia interna ma anche per la valenza simbolica che essa assume: viene da pensare che si stia riconquistando una rinnovata passione per le bellezze del proprio paese”. Un’analisi su cui concorda anche il professore Amadori: “Le famiglie hanno un’istintiva prudenza – sottolinea – visto che bisogna andare a spendere soldi faticosamente guadagnati, meglio non rischiare di andare in posti poco sicuri. Però bisogna notare che, oltre al terrorismo, ci sono altri fattori che stanno facendo rivalutare la vacanza in Italia come la riscoperta dell’identità nazionale e la volontà di spendere soldi nel nostro paese. È il paradosso globale illustrato da John Naisbitt: più avanza un certo tipo di globalizzazione, più tornano a contare le identità nazionali. In politica si chiama sovranismo. Siamo in un periodo di ritorno degli imperi millenari, dallo Zar in Russia all’impero cinese, la stessa Francia ha ripreso la sua politica di potenza coloniale. Sembra di essere tornati nell’Ottocento. Noi italiani stiamo riscoprendo l’Italia. Anche se siamo carenti come marketing turistico a livello nazionale, l’offerta è andata arricchendosi, ci sono molti percorsi enogastronomici, c’è una grande rivalutazione del turismo culturale e religioso. L’offerta è ampia”.

Sempre connessi anche sotto

l’ombrellone: condivisione o esibizione?

La tecnologia, invece, aiuta a trovare i prezzi più bassi, a prenotare velocemente online e, dopo la vacanza, esprimere il proprio giudizio sul servizio offerto dai ristoranti e strutture alberghiere prenotati. Ma la tecnologia è anche lo strumento per socializzare sotto l’ombrellone o in montagna: il 66 per cento di chi parte per le vacanze, secondo la ricerca del portale Turista Curioso, fa uso dei social network, mentre il rimanente 34 per cento no. Tra i social-dipendenti il 50 per cento posta su Facebook, il 30 per cento non abbandona Instagram, il 10 per cento twitta, il 6 per cento si dedica a Snapchat, un 4 per cento utilizza altri social. La condivisione di fotografie e di video è l’attività social amata dall’81 per cento dei social-vacanzieri, un 15 per cento dedica del tempo per aggiornare il proprio status. L’anno scorso due milioni d’italiani simularono vacanze da sogno con i selfie tarocati. “Sono stato in vacanza a Porto Cervo!”, e via di selfie. Solo che, in numerosissimi casi, questi selfie realizzati in location prestigiose o con i vip del momento, altro non sono che fotomontaggi perfetti, difficilmente smascherabili e distinguibili dalla realtà. Quello di essere sempre connessi, magari spacciando anche bufale, non è, s’intende, solo un fenomeno italiano ma planetario: “Non è positivo – il giudizio del professore Amadori – perché è un fenomeno che favorisce più l’esibizione sociale che la condivisione. Siamo sempre costantemente connessi e questo significa che la vacanza non favorisce più lo stacco temporale e mentale”.

Roland Barthes diceva che per conoscere veramente l’uomo bisogna studiare le guide turistiche e quel che mangia in vacanza. Anche uno sguardo ai social, adesso, offrirebbe una panoramica ampia. Non a caso il regista Enrico Vanzina, più prosaicamente, sostiene che le ferie sono l’unico momento dell’anno in cui gli italiani possono permettersi il lusso di essere diversi da quello che sono: si spacciano per ricchi anche se sono poveri, fanno gli allegri e magari sono tristi. Insomma, è una gran commedia, una mistificazione generale, un rito d’evasione. Irresistibile e catartico. E che i social network con la loro potenza di fuoco non hanno creato ma sicuramente alimentato.

I nonni ultimo “antidoto” alla polverizzazione delle famiglie

Archiviata la villeggiatura, simbolo degli anni del miracolo economico, ora è tutto un mordi e fuggi: vacanze brevi, magari sfruttando ponti e weekend lunghi. Le compagnie aeree low cost aiutano. Ibiza e Formentera, per dire, sono a due passi, anche se non di rado laggiù ci s’imbatte in giovani che applaudono patetici il sole. “Era più bello restare abbracciati alla fidanzata e guardare il sole”, chiosa con un filo di nostalgia Vanzina che nel 1982 in Sapore di mare raccontò le vacanze di una generazione che viveva nel migliore dei mondi possibili senza esserne davvero consapevole. Erano gli anni degli esodi di massa ad agosto, del rassicurante posto fisso, del benessere diffuso, delle colonne in autostrada, del pic-nic super organizzato, dei papà che raggiungevano i figli in Liguria o sulle spiagge della Romagna dandosi il cambio con i nonni che dopo Ferragosto rientravano in città. Molto è cambiato, certo, ma questa “staffetta” resiste ancora, segno che l’architrave della famiglia tiene. Secondo Turista Curioso, che ha messo in fila tutti i vezzi del vacanziere-tipo, il partner è considerato il miglior compagno di viaggio dal 35 per cento degli intervistati, ma la famiglia non è da disdegnare per il 34 per cento. Il tour in solitaria è il sogno del 16 per cento del campione, mentre la vacanza con gli amici è preferita dal 15 per cento.

E le ferie delle famiglie? Se agli albori degli Ottanta Giuni Russo cantava Un’estate al mare fotografando la vacanza-tipo della famiglia italiana, tra svaghi e amori romantici, adesso tutto è cambiato: famiglie allargate, divise, solitarie. “Di là da qualsiasi visione religiosa – nota Amadori – la famiglia è stata volutamente distrutta da un modello di sviluppo umano che preferisce l’individuo e la centralità del consumo rispetto alla crescita individuale. La polverizzazione è la cifra della post modernità: non conta la centralità della persona in quanto tale ma il soggetto che consuma. Centrali sono solo il capitale e le merci. Che la famiglia sia stata massacrata coscientemente da alcune macro forze planetarie di tipo socio-economico è un dato di fatto. E questo si riflette su tutti gli aspetti della vita quotidiana, vacanze incluse. Non a caso i nonni sono sempre più centrali perché sono l’ultimo antidoto all’atomizzazione e alla polverizzazione dei nuclei familiari”. Amadori parla di “gestione satellitare delle vacanze in famiglia”: “Una settimana qui, un’altra lì, un weekend lungo con la famiglia allargata. Le abitudini sono cambiate. Il ritualismo uniforme di una volta è stato sostituito da una serie di comportamenti di distribuzione multiforme, oggi gli stessi figli più che membri della famiglia sono satelliti che inseguono orbite diverse”. Da sociologo, Amadori insiste che questo “massacro” è un fenomeno profondamente italiano: “La Francia, ad esempio, ha fatto una reale politica per le donne e la famiglia, ha fatto delle leggi, ha investito risorse, e alla fine è riuscita ad arrestare il declino demografico”.

In cima agli obiettivi delle ferie degli italiani, sempre secondo il portale Turista Curioso, ci sono le attività culturali con un buon 74 per cento, a cui segue relax (20 per cento) e shopping con il 4 per cento a testa. Il 33 per cento sceglie la vacanza stanziale, un altro 33 ha organizzato un mix di riposo e itinerari, il 22 per cento invece parte con lo zaino in spalla.

La durata media delle vacanze 2017 è compresa tra una o due settimane (25 e 23 per cento rispettivamente). Un 16 per cento si regala una pausa da 10 giorni e, a fronte di un 9 per cento che si allontanerà da casa per 3 settimane, c’è anche un 8 per cento che partirà per meno di una settimana o solo per un weekend. Solo il 3 per cento trascorrerà più di un mese in vacanza.

Si viaggia di più ma la ripresa

economica non c’entra

E il budget? Il 26 per cento degli italiani ha destinato per le ferie tra mille e duemila euro; il 24 per cento tra i 500 e mille euro; il 14 tra duemila e tremila euro e il 12 per cento spenderà meno di 500 euro. Tra le voci di risparmio per le vacanze il 50 per cento del campione preferisce contenere i costi dei voli, il 35 per cento quello degli hotel e il 10 per cento cene e pranzi.

“Andare in vacanza più spesso ma per periodi decisamente più brevi, da due a cinque notti è una tendenza mondiale non solo italiana”, spiega Amadori. “L’altra tendenza, tipicamente italiana, è la crescita di alcuni segmenti come il turismo culturale e quello enogastronomico. Questo vuol dire che oggi cerchiamo meno soggiorni e più esperienze. La globalizzazione ci ha aiutato a ragionare in maniera diversa: non è bello solo andare alle Maldive ma scoprire anche il piccolo borgo a 150 chilometri dall’Italia. Un tempo eravamo più abitudinari, oggi invece cerchiamo una diversità esperienziale”.

Una cosa è certa: già dall’anno scorso, le famiglie italiane hanno cominciato a viaggiare di più. Lo strumento di ricerca e analisi curato dall’Ufficio Studi Coop, italiani.coop, mette in conto per il 2017 un aumento di vacanzieri del 10 per cento rispetto all’anno precedente. È il segno che la crisi economica è alle spalle? Che il peggio è davvero passato? Amadori è piuttosto scettico: “Il mercato del turismo è uno dei pochi mercati destinato a crescere inevitabilmente nei prossimi anni e, in un certo senso, non è legato a doppio filo all’andamento della crisi economica. L’economia va meglio rispetto agli anni passati ma parlare di una solida e robusta ripresa è ancora un po’ azzardato. Non abbiamo elementi per dire che il nostro Paese e l’Europa siano ripartiti. Non c’è un quadro strutturalmente consolidato. Quello che succede in politica, con l’instabilità e l’incertezza delle prospettive, è l’altra faccia dell’economia. La verità è che si stanno rafforzando sempre di più alcuni grandi imperi del passato, dalla Russia alla Cina, che già nel 1500 producevano la metà del Pil mondiale. Dall’altro lato, c’è un processo di oggettivo indebolimento delle economie mature come quelle europee. È ancora presto per affermare che siamo usciti dalla crisi. Il turismo va meglio, è vero, ma ricollegherei tutto questo al suo trend naturale”.

Anno del turismo sostenibile

L’Onu ha proclamato il 2017 Anno del Turismo Sostenibile. Turismo Sostenibile implica un modo di viaggiare rispettoso del pianeta, che non altera l’ambiente – naturale, sociale e artistico – e non ostacola lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche. Un tipo di turismo non distruttivo, con un impatto ambientale quasi zero e che punta a favorire le economie locali e le tipicità.

Il turismo sostenibile si oppone al turismo di massa, che non tiene conto delle specificità dei territori, è invasivo e non favorisce lo sviluppo economico, sociale e ambientale. Non è certo Turismo Sostenibile quello che vediamo spesso in molte città d’arte italiane, a Roma per esempio dove i turisti fanno il bagno nelle fontane artistiche, mangiano ovunque, gettando rifiuti ovunque e girano tra bancarelle colme di “prodotti locali”, magari realizzati proprio nel Paese di origine del turista stesso.

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